E’ ora di smetterla

di Luciano Provenza-

La mentalità ultras si attiene ad un codice non scritto di norme comportamentali che caratterizza la vita del tifoso sette giorni su sette. L’impegno è notevole perché si organizzano le trasferte, si provano e sperimentano  cori e coreografie spettacolari da eseguire in curva.  Si accetta  il rischio di essere arrestati o diffidati. La vita ultras è interamente dedicata all’amore per la propria squadra.

La maglia rappresenta il vero simulacro divino, non il presidente, i calciatori o gli allenatori.. Per la maglia si affronta qualsiasi rischio e purtroppo si commettono anche atti di violenza.

E’ giusto condannare le esagerazioni e gli estremismi, ma il problema non è  prettamente locale e si non rinviene solo tra Salerno e Napoli, sussiste in tutto il mondo.

Gli intellettuali salernitani che in questi giorni stanno occupando i social con dissertazioni e teorie sociologiche che condannano una parte della tifoseria granata, sbagliano e soprattutto dimostrano di non conoscere per nulla le dinamiche del mondo del pallone. Anzi, ho il sospetto che non siano mai stati in uno stadio e che non abbiano mai pianto per una sconfitta. Ci sono tifoserie amiche ed altre invece che si “odiano” calcisticamente.

Bacchettare quei tifosi che inneggiano cori offensivi nei confronti di altre squadre non è da veri intellettuali e soprattutto alcune dichiarazioni determinano ulteriori divisioni ed alimentano le polemiche.

Allo stesso modo pensare che sia necessario coalizzarsi per contrastare le squadre del Nord è un concetto politico, ma non calcistico.

Il calcio determina emozioni, gioie, dispiaceri ,entusiasmo, depressione, stati d’animo che prescindono dalla vicinanza territoriale, anzi le rivalità più accese si verificano proprio nei derby.

Non c’è da scandalizzarsi se a Napoli in 70.000 augurino la serie B ai salernitani o se i tifosi granata cantino chi non salta è napoletano! Quindi smettiamola di filosofeggiare sulla pelle dei tifosi.

Ha fatto malissimo il sig. De Silva a rinunciare alla presentazione del libro dell’on. Quagliariello, “Scusa papà ma tifo Napoli” (Rubettino Editore), non sarebbe successo nulla e soprattutto si è persa un’occasione per stemperare la tensione.

Con questa scelta inopportuna De Silva e Quagliariello hanno alimentato ulteriormente la polemica e soprattutto hanno fatto apparire Salerno come una città retrograda. Non è così!

Salerno non è diversa da Napoli, Bergamo o Palermo. Le dinamiche del calcio sono identiche in tutta Italia.

Io non mi arrabbio se a Cava o Nocera odiano la Salernitana. So bene che quel sentimento è circoscritto al contesto calcistico. Non ritengo i cavesi o i nocerini incivili, anzi amo Cava de’ Tirreni, ma quando la Cavese giocava al Vestuti per me erano solo dei “cavaiuoli”, salvo poi dopo la partita riprendere tutti i miei rapporti sociali con i cittadini metelliani.

Non comprendo perché alcuni scrittori o intellettuali si meraviglino di questa rivalità accesa tra i granata e gli azzurri. E’ normale! Sicuramente le acredini sono sorte di recente (una ventina d’anni fa) perché prima vi erano rapporti sereni.

Ricordo che quando al Vestuti tra il primo e il secondo tempo lo speaker annunciava la vittoria del Napoli vi era un boato di soddisfazione. Oggi non è cosi! Pazienza! Mica si possono forzare i giovani tifosi delle due città a simpatizzare reciprocamente? Mi spiace molto che ad inasprire il dibattitto non siano i tifosi, quelli veri, ma una parte dell’intellighenzia delle due città per motivi di vanità personale!

 

Immagini Pixabay Licence

Luciano Provenza

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