5 Giugno 1224: nasceva l’Università degli Studi di Napoli Federico II, storia lunga e gloriosa
di Giuseppe Esposito
Sono settecento novantanove gli anni trascorsi da quel 5 giugno del 1224, giorno in cui con una lettera (generalis lictera) spedita da Siracusa, l’Imperatore del Sacro Romano Impero e Re di Sicilia, Federico II, sanciva la nascita dello Studium Neapolitanum.
Alcuni fissano invece il giorno anniversario della nostra università al 5 luglio, ma poco importa, il primato del nostro ateneo non ne risente per nulla, esso rimane la più antica tra le università nate per decreto statale. Oggi il CWUR (Center for World University Rankings) Pone l’Università napoletana al sesto posto tra quelle italiane.
Lo scopo perseguito dallo stupor mundi era duplice: da un lato era la formazione del personale della curia regis, ossia la classe dirigente del Regno e, dall’altra, la possibilità per tutti i suoi sudditi di provvedere alla propria formazione in patria, senza dover affrontare il disagio e le spese dei viaggi per recarsi presso sedi università al di fuori dello stato.
La scelta di Napoli fu dovuta sia alla lunga tradizione culturale di Napoli risalente al periodo greco e di cui faceva parte lo stesso Virgilio, citato in numerosi documenti del tempo, sia alla posizione geografica della città ed al suo clima mite e salubre.
L’organizzazione dello Studium fu affidata a due personalità di spicco, originarie della Campania: Pier delle Vigne e Taddeo da Sessa.
Inizialmente gli studi erano orientati principalmente al diritto, indispensabile per la formazione dei giuristi ed alle arti liberali quali la medicina e la teologia. L’insegnamento di quest’ultima era tenuto presso sedi religiose e conventi. Il più importante era quello di San Domenico Maggiore presso il quale ebbe la cattedra San Tommaso d’Aquino.
L’organizzazione dello Studium rimase pressoché immutata per alcuni secoli. Poi nel 1616, la sua sede fu portata nel Palazzo degli Studi, l’attuale Museo Archeologico Nazionale di Napoli “MANN) per volere del viceré don Pedro Fernandez de Castro, conte di Lemos il quale diede l’incarico di ristrutturare ed adattare allo scopo quella che era un’ex caserma di cavalleria.
Verso la fine del secolo, l’ateneo conobbe un periodo di decadenza a favore delle scuole private. Ma nel secolo successivo e grazie all’interessamento di Carlo III di Borbone l’università napoletana conobbe un nuovo periodo di crescita. La sua sede fu fissata nel convento del Salvatore, ex Collegio Massimo dei Gesuiti che erano stati allontanati dal Regno per volontà del sovrano.
Insegnarono nell’ateneo della capitale il filosofo Giambattista Vico e furono istituite le cattedre di Astronomia e di Meccanica del Commercio, ossia l’odierna Economia Politica. La prima fu affidata alla massima autorità del tempo, l’astronomo Pietro di Martino e la seconda ad uno tra i fondatori della disciplina Antonio Genovesi.
Per tutta le seconda parte del XVIII secolo l’ateneo fu il motore propulsivo della cultura del regno di Napoli ed al suo interno allignò l’illuminismo napoletano che contribuì alla rivoluzione partenopea del 1799.
Anche durante il decennio francese l’università di Napoli continuò la sua crescita e fu organizzata in cinque facoltà: Lettere, Filosofia, Matematica e Fisica, Medicina, Giurisprudenza e Teologia.
Nacquero la prima cattedra italiana di Zoologia, l’Osservatorio Astronomico e l’Orto botanico. Istituti questi diretti da professori dell’Università.
Purtroppo dopo la restaurazione borbonica l’istituzione conobbe un periodo di declino a favore di scuole private.
Per questo subito dopo l’Unità essa si trovò ad essere svantaggiata rispetto ad altre università italiane. Per fortuna il gap fu colmato grazie al decreto legge del 1875, emanato dal Ministro della Pubblica Istruzione Ruggero Bonghi, napoletano.
La popolazione studentesca triplicò e fu necessario costruire una nuova sede, eretta in corso Umberto tra il 1897 ed il 1908, durante i lavori del Risanamento.
A cavallo tra il secolo XIX e il XX, il nostro ateneo conobbe un periodo di grande fulgore, specialmente grazie alle discipline scientifiche. Vi istituita la prima, in Italia, Cattedra di Genetica.
Durante la seconda guerra mondiale il nostro ateneo subì numerosi danni. I tedeschi incendiarono la sede di corso Umberto e dopo la fine della guerra gli alleati requisirono i laboratori ed i gabinetti di ricerca. Nonostante ciò nel secondo dopoguerra l’ateneo napoletano conobbe una fase di grande splendore che lo fece considerare secondo solo alla sapienza di Roma.
L’Università oggi dispone di un patrimonio architettonico enorme costituito da edifici acquisiti durante la sua lunga storia alcuni dei più importanti sono: Il Policlinico di Cappella dei Cangiani, Il Complesso di Porta di Massa, Il Complesso di Monte Sant’Angelo,Il Complesso di Scampia, Il Complesso dei Santi Marcellino e Festo, Palazzo De LaurentisIl Complesso dello Spirito Santo, Palazzo Gravina, Palazzo Latilla, Palazzo dei Santi Demetrio e Bonifacio, L’ex Politecnico di via Mezzocannone, Palazzo Pecoraro Albani, Il palazzo della Facoltà di Ingegneria in piazzale Tecchio…
Oggi il nostro ateneo è articolato in 26 Dipartimenti e 4 Scuole, una serie di poli museali e diverse ricche e fornite biblioteche.
La denominazione di Università degli Studi di Napoli Federico II è stata assunta solo nel 1987, in previsione della nascita della Seconda Università degli Studi di Napoli, avvenuta nel 1991 per scorporo.
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