Ron incanta il Salerno Jazz and Pop Festival

di Pierre De Filippo-

 È una serata travolgente e coinvolgente la seconda del Salerno Jazz and Pop Festival, giunto ormai alla tredicesima edizione. Sul palco del Teatro Augusteo si esibisce Rosalino Cellamare, il Ron nazionale, e incanta la platea. Lo fa con la sua musica, riconoscibilissima, e con le sue poetiche canzoni; lo fa ripercorrendo i suoi cinquant’anni di carriera musicale con la stessa voglia del primo giorno; lo fa intrattenendo il pubblico con ironia, discutendo, raccontando. Spiega ogni canzone, ne racconta il contesto, la storia, gli aneddoti, trasformando il concerto in una sorta di documentario sulla storia della musica, e coinvolge il pubblico, ci parla, lo fa cantare con lui, lo rende attivo.

Più che un cantante, uno showman a tutto tondo che forse ha meravigliato chi non lo conosceva così bene.

Ron è il cantante delle contaminazioni: quella sua, personale e musicale, con Lucio Dalla, da Piazza grande, che concepiscono durante un breve viaggio per la Sicilia e che poi diventerà una hit mondiale, a Almeno pensami, l’ultimo capolavoro di Lucio, trovato postumo e cantato da Ron nel Sanremo di qualche anno fa. Una contaminazione che ha portato bene ad entrambi.

E poi la sua continua voglia di guardare fuori dai confini nazionali perché, dice, “se una canzone è bella, è giusto che tutti possano ascoltarla, in tutte le lingue”.

Ascolta Father and Son di Cat Stevens e la trasforma, in italiano, in Figlio mio, padre mio. Si ispira a David Bowie e a James Taylor, insegue Jackson Browne in giro per la California per trasformare la sua The road in Una città per cantare. E vede restituita questa sua voglia di contaminazione quando Amalia Rodriguez, a New York, canta in portoghese Piazza grande.

 Uno “scapigliato” inguaribile ottimista: quello che esordisce, a diciott’anni, con Il gigante e la bambina, che tratta il tema della violenza sui minori e della pedofilia, ancora argomento tabù nei primi anni Settanta, e che conosce l’imposizione della censura ma anche quello di Il mondo avrà una grande anima, prendendo spunto dalla storia del ragazzo che, in piena Guerra fredda, atterra sulla Piazza Rossa a Mosca. Quella “grande anima”, quella grande speranza oggi è un po’ sopita ma Ron è chiaro: “io ci spero ancora”.

E ancora, l’ottimismo di chi pensa che Tutti quanti abbiamo un angelo – la fa cantare a tutti la platea – o che sia una speranza quella di incontrarci, ancora, dopo cent’anni.

Conclude, a furor di popolo, con E non abbiam bisogno di parole. Ed è vero perché, sempre per citare Beethoven, che è stato eletto nume tutelare di questa tredicesima, fortunatissima, edizione del Salerno Jazz and Pop Festival, “dove non arrivano le parole, la musica parla”.

Un ultimo commento, una premonizione: con lui si esibisce Stefania Tasca, giovane cantante e musicista torinese. Un talento. Un talento autentico che Ron coccola e stimola. Una voce piacevolissima, potente, calda. Ne sentiremo parlare.

E domenica 21 maggio si conclude con I Lazzari felici di Sandro Deidda con Pino Daniele in jazz, a cui seguirà l’esibizione di Marco Zurzolo con The new Showman.

Pierre De Filippo Pierre De Filippo

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