Il “nostro” Carlo III
di Giuseppe Esposito
Raffaele Esposito
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Il sovrano inglese appartiene ad una famiglia, oggi, piuttosto screditata. Ha alle spalle una storia personale che ha per lungo tempo occupato le pagine dei rotocalchi popolari di tutto il mondo. La sua frase più famosa riguardava la sua amante di sempre, quella Camilla Parker Bowles che oggi siede sul trono accanto a lui. Il nostro era già sposato con Diana Spencer, ma non aveva mai troncato la relazione con l’altra donna. Ed appunto rivolgendosi a lei pronunciò la frase rimasta scolpita nella memoria del pubblico: “Vorrei essere il tuo tampax.” Frase celebre non certo per la sua eleganza. Una frase che dà un’idea della sua dimensione dello statista.

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Francesco Liani – Ritratto equestre di Carlo di Borbone.jpg
Se il Carlo III inglese è giunto al trono alla non verde età di 75 anni, il nostro Carlo di Borbone, al momento in cui faceva il suo ingresso nella capitale del suo futuro regno aveva appena 18 anni. Quell’ingresso attraverso Porta Capuana avvenne il 10 maggio 1734 ed il giovane sovrano aveva in sé una voglia di agire ed una capacità che avrebbe dispiegato nei successivi 25 anni di regno.
Se quello di Carlo d’Inghilterra rischia di essere semplicemente una breve parentesi tra il regno della madre e quello che sarà poi di suo figlio William, quello del Borbone era destinato a lasciare profonda traccia di sé anche nei secoli a venire.

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Palazzo Reale (NA) 25 06 2019 06 – Carlo III di Borbone.jpg
Prima del suo arrivo Napoli era stata sotto il dominio austriaco a partire dal 1707 e tale dominio aveva ridotto il regno, che altro non era se non una colonia, a mal partito, sfruttato ed impoverito.
Con Carlo il Regno di Napoli riacquistò la sua indipendenza ed autonomia, così come riconosciuto nel Trattato per la pace di Vienna, del 1738, che pose fine alla guerra per la successione polacca.
Carlo, figlio di Filippo V di Spagna e di Elisabetta Farnese, seconda moglie del re di Spagna, fu dichiarato maggiorenne il 20 gennaio 1734. Da quel momento egli, da Monterotondo, mosse contro gli austriaci che occupavano Napoli e li sconfisse poi, definitivamente a Bitonto. Conquistò poi anche la Sicilia e fu incoronato re senza alcuna numerazione specifica.
Nel 1738 sposò Maria Amalia, figlia del re di Polonia, scelta per lui dai suoi genitori.
Nel governo del nuovo regno Carlo si avvalse di un Consiglio di Stato in cui figuravano personaggi eminenti come il conte di Santostefano, il marchese di Montealegre ed il marchese Bernardo Tanucci.
Alla morte del padre, avvenuta nel 1746, Carlo raggiunse la piena emancipazione dal trono spagnolo. Licenziò il Montealegre voluto da suo padre e mise al suo posto il marchese Fogliani. Affermò la sua personalità dominando il Consiglio di Stato ed accentrando nelle sue mani ogni potere, divenendo artefice unico della politica del Regno.
Dal suo matrimonio nacquero cinque figli maschi. Purtroppo il primo era affetto da tare mentali, ma con gli altri quattro Carlo Antonio, Ferdinando, Gabriele e Francesco Saverio aveva assicurato la sua successione.
Sul trono di Madrid sedeva, purtroppo, il fratellastro Filippo sesto, privo di discendenza maschile, Alla sua morte, sebbene avesse cercato, in ogni modo di evitarlo, Carlo fu costretto a lasciare Napoli e a a salire sul trono di Spagna. Napoli fu affidata al suo terzogenito Ferdinando, che aveva all’epoca appena otto anni. Egli fu affidato al Consiglio di Stato presieduti dal Tanucci.

Antonio Joli
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Partenza di Carlo di Borbone2.j
Prima di partire però Carlo aveva predisposto tutto il possibile affinché il regno dei suoi successori fosse il più tranquillo possibile. Aveva ottenuto l’approvazione di tutte le grandi potenze, aveva stabilito una vasta rete di rapporti diplomatici tale da permettere al suo Regno di affrontare anche situazioni difficili.
Lo storico Michelangelo Schipa così descrive le qualità del sovrano: “… parsimonia, religiosità, equilibrio di spirito, puntualità, purezza ei costumi, amore per la magnificenza delle arti. Irreprensibile nelle sue qualità personali egli, come sovrano, amò i suoi popoli e ne cercò sempre il bene.”
Durante gli anni napoletani avviò tutta una serie di riforme e di ammodernamento del paese, che sarà, poi, continuato dai suoi successori.
Testimonianze tangibili, del suo operato, si ritrovano nell’edilizia civile, che fu a lui molto cara. Basti ricordare il restauro del palazzo reale di Napoli, la costruzione della magnifica reggia di Caserta, la Reggia di Portici, quella di Capodimonte col magnifico bosco annesso, l’obelisco di san Domenico, il teatro San Carlo, realizzato in soli 270 giorni, un record assoluto. Non vanno ignorate le varie strade cittadine ancor oggi in uso quali quella della Marinella, del Chiatamone e la piazza del Mercatello, divenuta oggi piazza Dante. Va ricordato ancora il quartiere di Pizzofalcone, l’obelisco dell’Immacolata a piazza del Gesù.
Sono meritevoli di essere ricordati i suoi interventi per il restauro dei porti di Salerno, Taranto e Molfetta e la costruzione del porto di Girgenti. Migliorò la viabilità del regno costruendo strade che facilitassero i collegamenti tra le varie zone del paese. In campo militare restaurò o costruì ex novo molti forti. Realizzò fabbriche di armi per rendere il Paese autonomo dal monopolio straniero.
Sfruttò le risorse minerarie del regno e realizzò i primi impianti siderurgici di cui ancor oggi troviamo le tracce. Costruì numerose nuove chiese, tant’è che Napoli ne conta più della stessa Roma, sede del papa. Costruì la nuova sede dell’Università, avviò gli scavi a Pompei e ad Ercolano e promosse la nascita di nuove accademie e di nuove cattedre.
Stabilì rapporti commerciali con i turchi, gli svedesi, i francesi e gli olandesi e fondò la Giunta per il Commercio, per risollevare le sorti appunto del commercio che era stato danneggiato dai lunghi anni di dominazione straniera. Creò una società di assicurazioni. Fondò l’esercito nazionale ed una flotta che divenne ben presto tra le più importanti d’Europa. Avviò nel bosco di Capodimonte la produzione di porcellane ancor oggi assai famose.
Insomma l’opera di Carlo fu assai vasta ed inesauribile. Quando partì alla volta di Madrid lasciò al figlio un regno che era ridivenuto prospero indipendente ed autonomo e spesso invidiato.
Al suo confronto il Carlo inglese non è altro che una pallida ombra.
A ciò, oltre alle doti personali del sovrano alquanto modeste, concorre indubbiamente anche il fatto che la monarchia, oggi, non ha più ragion d’essere e che ha un ruolo semplicemente decorativo, un ruolo che sembrerebbe inutile e costoso che ne imporrebbe il superamento, avversato solo dai nostalgici del tempo che fu.
Ritratto di Carlo di Borbone. Unknown author. Public domain
