5 maggio 1821: così morì l’Imperatore dei Francesi
Definito “il più grande stratega della storia “dallo storico militare Basil Liddell Hart e “l’incomparabile maestro dell’arte della guerra” e “il più grande dei grandi” dallo storico Evgenij Tàrle, Napoleone, nato in Corsica da una famiglia della piccola nobiltà di origini italiane, dopo una serie di brillanti vittorie con la conquista e il governo di larga parte dell’Europa continentale dove esportò gli ideali rivoluzionari di rinnovamento sociale, finì i suoi giorni il 5 maggio 1821 in esilio a sant’Elena, nel villaggio interno di Longwood.
E’ questa una delle più remote isole del mondo, nell’Oceano Atlantico, così chiamata in onore a Sant’Elena di Costantinopoli, a circa 1900 km dalla costa dell’africa meridionale, possedimento del governo francese ceduto dal Regno Unito nel 1858.
L’uomo che aveva ridisegnato i confini d’Europa visse in un’abitazione infestata da insetti e zanzare, e soprattutto da «topi che salivano sulle pareti fino in alto lanciandosi, qualche volta con successo, sulle carni appese al soffitto», racconta Marchand, il fedele e premuroso mpremier valet de chambre, e suo esecutore testamentario che riportò i ricordi nelle sue Memorie
Primo regnante della dinastia dei Bonaparte, fu console a vita, proclamato nel 1804 dal Senato, Imperatore dei francesi. Celebre il dipinto conservato presso il Musée du Louvre, “L’incoronazione di Napoleone” avutasi nel 1804, realizzato da Jacques-Louis David tra il 1805 e 1807 in cui viene immortalata la cerimonia di incoronazione in cui Napoleone non prese la corona dalle mani del Papa, che non partecipò direttamente alla cerimonia per volontà dell’imperatore stesso. Napoleone si auto incoronò. Successivamente, nel Duomo di Milano, Napoleone fu incoronato Re d’Italia. In questa occasione, postosi sul capo la corona imperiale, fatta realizzare per l’occasione, pronunciò le famose parole: “Dio me l’ha data, guai a chi la tocca”.
Napoleone, autore del primo Codice Civile entrato in vigore nel 1804 come Codice Napoleonico che si discostava dall’Ancien Régime, dal feudalesimo, dall’assolutismo monarchico guardando ad una società prevalentemente borghese e liberale, dopo la disastrosa campagna di Russia del 1812, fu sconfitto nella battaglia di Lipsia dagli alleati europei.. Dopo aver abdicato fu esiliato nell’Isola d’Elba da cui però riuscì a fuggire nel marzo 1815 raggiungendo Golfe Juan, vicino ad Antibes da cui giunse a Parigi riconquistando il potere per il periodo detto dei “cento giorni”, fino a quando fu sconfitto a Waterloo il 18 giugno 1815. Dopo Napoleone fu il tempo della Restaurazione con cui il Congresso di Vienna ristabilì i vecchi regni pre-napoleonici.
Il 5 maggio 1821 alle ore 17:49 Napoleone muore a causa di un tumore allo stomaco. Le ultime parole di Napoleone furono “la France, l’armée, tête d’armée, Joséphine»,” Francia, esercito – capo dell’esercito – Giuseppina”
Pur avendo chiesto di essere seppellito sulle sponde della Senna, fu seppellito a Sant’Elena. Soltanto nel 1840 venne riesumata la slama che si rivelò intatta. In una bara di ebano, l’Imperatore cominciò il viaggio di ritorno nella sua Francia. Il 15 dicembre 1840 ebbe luogo il funerale solenne a Parigi, celebrato con tutti gli onori del rango imperiale.
La salma fu portata nella cappella di Saint-Jérôme poi trasferita nel 1861 nella cripta a cielo aperto ricavata nel pavimento della chiesa di Saint-Louis des Invalides a Parigi, esattamente sotto la cupola dorata.Il monumento dell’ architetto Louis Visconti si presenta come un monumentale grande sarcofago di porfido rosso della Finlandia circondato da un loggiato circolare con enormi statue che raffigurano dodici Vittorie.
La maschera funebre è conservata invece presso l’Accademia degli Euteleti a San Miniato, in provincia di Pisa, città dalla quale la famiglia Bonaparte fa risalire le proprie origini.
Il 19 luglio 1821, alla notizia della morte di Napoleone, Alessandro Manzoni compose la celebre ode Il cinque maggio, che ebbe una forte risonanza in tutta Europa e fu tradotta in tedesco da Johann Wolfgang von Goethe.
“Ei fu. Siccome immobile,
dato il mortal sospiro,
stette la spoglia immemore
orba di tanto spiro,
così percossa, attonita
la terra al nunzio sta…”
