Il governo vara il decreto del 1° maggio

di Pierre De Filippo-

Nonostante lo scivolone sul Def, prima respinto e poi approvato di corsa, che aveva rischiato di far saltare tutto, si è alla fine tenuto il Consiglio dei Ministri che Giorgia Meloni aveva convocato, facendo arrabbiare i sindacati, proprio per la mattina del 1° maggio, Festa dei lavoratori.

Prima di entrare nel vivo della materia, togliamoci questo simpatico sfizio: hanno fatto bene i sindacati a far notare l’inopportunità della scelta o ha fatto bene la Premier a tirare dritto? Verrebbe da rispondere che se i sindacati ed i partiti di sinistra se la prendessero con tale veemenza ogniqualvolta un diritto di qualche lavoratore non viene rispettato, predicando sul pianeta terra e non su Marte possibilmente, certo il nostro mercato del lavoro funzionerebbe meglio. Ma non spariamo sulla Croce rossa.

Sono essenzialmente tre le misure più rilevanti presenti nel decreto: l’annunciato ulteriore taglio del cuneo fiscale, il provvedimento in sostituzione del fu Reddito di cittadinanza e le nuove regole sui contratti a termine.

Il primo provvedimento era certamente il più atteso perché quello più caricato di retorica ed aspettative dalla stessa Premier: la Legge di Bilancio aveva già tagliato di tre punti il cuneo per i redditi fino a 25mila € e di due punti per quelli fino a 35mila. Questo scostamento di bilancio – vale a dire ulteriore indebitamento, realizzato grazie all’incremento del Pil nei primi tre mesi dell’anno – ha consentito di destinare tra i 3 e i 4 miliardi per incrementare di altri quattro punti (fino a 35mila€) questa riduzione.

Un taglio temporaneo finanziato dal 1° luglio al 31 dicembre. Questo ha fatto storcere il naso a sindacati ed opposizioni, che l’hanno subito definito l’ennesimo bonus “toccata e fuga”. Sarà molto difficile per la maggioranza non confermarlo a partire dal 1° gennaio e, per questo, vanno trovati ulteriori 10miliardi.

In sintesi, la coperta è, come sempre, corta.

Ora, ha poco senso polemizzare su un provvedimento che riduce le tasse e lascia più soldi nelle tasche degli italiani, tanto più se in un periodo di alta inflazione come questo. C’è però da chiedersi se non fosse stato più sensato proseguire sulla strada che si era intrapresa e sulla promessa elettorale che era stata fatta: una riduzione strutturale di cinque punti come obiettivo di legislatura. Il troppo storpia e non è detto che il governo non lo paghi in termini politici, anche perché le prossime Europee distano pochi mesi.

La Premier ci ha messo del suo definendolo “il taglio di tasse più importante degli ultimi decenni”. Forse ha un po’ esagerato: più corposo è stato quello di Draghi, solo l’anno scorso, ed anche i tanto vituperati 80€ di Renzi, che null’altro erano che uno sconto fiscale. Alle volte, quindi, è meglio fare il silenzio che parlare e pentirsene.

Rapidamente, sugli altri due strumenti. Il Reddito di cittadinanza sarà sostituito da due misure, alternative l’un l’altra, che si poggeranno sulla distinzione tra “occupabili” e “non occupabili”. Per i primi, il governo varerà, a partire da settembre, lo Strumento di Attivazione al Lavoro (SAL): un beneficio di 350€ mensili per dodici mesi, non rinnovabile, al quale va accompagnato un corso di formazione professionale. In caso di rifiuto di un’offerta lavorativa il beneficio decade. Per i secondi, invece, ci sarà l’Assegno di Inclusione come misura di “contrasto alla povertà, alla fragilità e all’esclusione sociale”, rivolto essenzialmente alle famiglie con minori, invalidi e over-60.

Sui contratti a termine, il governo prevede di liberalizzarne l’utilizzo, eliminando le causali, anche per quelli di durata superiore ai dodici mesi, modificando il decreto Dignità di dimaiana memoria che, a dirla tutta, aveva funzionato.

Flessibilità o precarietà? Staremo a vedere.

Due note a margine: ad aprile l’inflazione è tornata a crescere. Dal 7,6% di marzo all’8.3%. Un bel balzo, in controtendenza con i valori degli ultimi mesi e che certo non può farci stare tranquilli. Federal Reserve e Bce saranno chiamate nuovamente ad esprimersi sui tassi e, con tutta probabilità, procederanno a nuovi aumenti. È un cattivo segnale.

Seconda nota, altrettanto scottante: al concertone del Primo Maggio non è mancata la polemica politica. E questo certamente non stupisce. Stupisce di più che ad averla accesa è stato il fisico Carlo Rovelli, il senso della cui comparsata è ancora ignoto, che ha attaccato frontalmente il ministro Crosetto, reo di fare il “piazzista” di armi inviandole a Kiev. Apprezzerà, Rovelli, certamente di più il principio fisico che risiede dietro l’utilizzo della fionda ma, utilizzando il buon senso, comprenderà anche che, forse, è preferibile difendersi con qualcosa di più efficace.

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