Dal libro “Immagini di una città raccolte da un frate agostiniano alla fine del XVI ecolo” di Muratore e Munafò – ARCHIVIO DI STATO DELLA PROV. DI SALERNO BIBLIOTECA –

La veduta “ Angelo Rocca”: una precisa rappresentazione della città rinascimentale.

Delle poche rappresentazioni dettagliate della città di Salerno del periodo compreso tra il medioevo e il XVI secolo, la prima che ne descrive minuziosamente l’orografia con particolare evidenziazione di palazzi, chiese, torri di difesa e della natura circostante è sicuramente la miniatura della cronaca di Ferraiolo, custodita nella Pierpont Morgan Library di New York (fine XV secolo). D’epoca aragonese, in essa si rappresenta la città, con lo schema difensivo a triangolo che vede il castello posizionato al vertice dal quale si dipartono le mura ad est ed ovest chiudendo la città anche nella sua parte bassa lungo la linea di costa.

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Ma la prima rappresentazione del Capoluogo con minuzie di particolari urbanistici, ambientali ed orografici è, senza ombra di dubbio, la veduta inserita all’interno di una raccolta di circa 100 città del centro-sud Italia, commissionata dal monaco agostiniano Angelo Rocca a seguito di un viaggio da lui stesso intrapreso tra l’Umbria e la Sicilia (1583-1584). Nel corso del suo lungo viaggio come Segretario dell’Ordine Agostiniano al seguito del Priore Generale Spirito Anguissola da Vicenza nel Regno delle Due Sicilie (26 settembre 1583- 12 giugno 1584), vennero realizzati disegni di varie città da lui stesso visitate, accompagnati, da una documentazione ben dettagliata nel “Regestum Visitationis” dei conventi incontrati lungo il cammino. Da tale complesso studio delle città, doveva scaturire la pubblicazione di un vero e proprio atlante geografico che tuttavia Angelo Rocca non realizzò, sia per di mancanza di tempo, che per gli impegni che lo distoglievano dall’obiettivo. Il 23 ottobre del 1614 l’umanista, bibliotecario nonché Vescovo titolare di Tagaste, fondava la Biblioteca Angelica a Roma, la prima Biblioteca aperta al pubblico. Particolarmente interessante è la veduta del Capoluogo campano (di una Salerno inquadrata dal mare), che oltre al dettaglio preciso dell’urbanistica, accompagnato dalle mura ben visibili, ci mostra chiese ed edifici conventuali così come apparivano prima dell’età della Controriforma.  Essa è stata, in passato, oggetto di studi da parte di numerosi storici come A. R. Amarotta, Nicoletta Muratore, Paola Munafò, Maria Perone e il salernitano Vincenzo De Simone. La veduta prospettica è un disegno a penna con inchiostro marrone e acquerello ocra su carta bianca (43 cm x 56cm) in buon stato di conservazione.  Presenta, ai quattro lati estremi del disegno, le coordinate geografiche, mentre in alto oltre il nastro con la scritta “Salerno” è presente lo stemma della città (forse una delle prime rappresentazioni) in cui si vede il Santo Protettore della città l’Evangelista San Matteo. E’ presente, inoltre, nel margine inferiore centrale, una legenda dove, all’interno di un riquadro, si individuano con numerazione specifica le chiese, le torri e le piazze più importanti della città.

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Nella parte alta della città ritroviamo l’apice del sistema difensivo in cui è segnala, col numero1, la cilindrica torre (La Bastea) e il 2 (Castello), rappresentato come una sorta di fortino costituito da una serie di edifici militari. Dal Castello ben s’individuano le mura occidentali e orientali. Su quelle occidentali si scorgono, non lontano, e ancora immersi nel verde i conventi di San Nicola della Palma, monastero benedettino, (numero 3) e San Lorenzo, risalente al X secolo d.C. (numero 4), posti nella parte alta della città. Sempre nella zona collinare del capoluogo, quasi centrale, si scorge il Convento di Santa Maria della Consolazione fondato dai Cappuccini nel 1559 e indicato col numero 6 (Li cappuccini) struttura dunque appena realizzata e per la prima volta rappresentata.

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Ad oriente della veduta, sempre nella parte altra ed extra moenia, è rappresentato il colle di Sant’Eremita (dal nome dell’eremita Guglielmo da Vercelli che era solito dimorare in una grotta non lontana dal colle in questione, durante le sue visite a Salerno), indicato dal Rocca col numero 22 (S. Romito) spicca grazie a una possente torre a pianta cilindrica, merlata nella parte alta. La stessa si ammira anche in altre raffigurazioni postume la veduta Rocca come, ad esempio, quelle presenti nella Cripta della Cattedrale (l’Assedio da parte delle flotte turche del Barbarossa e la Tempesta (1544) – affreschi di Belisario Corenzio d’inizio XVII secolo -).

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Ben si nota come la città, alla fine del XVI secolo risulti particolarmente congestionata soprattutto nella parte bassa, mentre fuori le mura si vedono già numerose costruzioni sia ad occidente che ad oriente, quest’ultima caratterizzata da un’orografia meno impervia e più pianeggiante. Era questo, un periodo non particolarmente florido dal punto di vista economico per la città sempre più mutilata dei suoi antichi privilegi a partire dall’epoca angioina. Da notare, inoltre, che alcuni complessi monastici sono dotati di torri di difesa. Ad ovest, extra moenia, ben si nota un antico monastero femminile quello di Santo Spirito dell’Ordine di San Daminano e indicato col numero 30 (S. Spirito).

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Nella parte bassa invece ritroviamo, circondato da alcune barche di pescatori, il vecchio porto (n° 27 “muolo”) mal organizzato. Di fatti lo storico Amarotta di tale precaria situazione portuale dell’epoca afferma: “…il porto è un ammasso di pietrame adattato ad attracco di emergenza”.  Le mura, ben visibili, rappresentano il sistema difensivo definitivo prima dell’abbattimento effettuato nella prima decade del XIX secolo (in particolare quelle del versante meridionale).

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Procedendo sulla parte bassa delle mura occidentali, superato il Convento di San Nicola, le mura fanno un piccolo cambio di direzione in corrispondenza del quale sono posti i terrazzamenti del Giardino della Minerva (sembra una boscaglia). Non si vedono le porte rispettivamente dei Respizzi (parte alta) e Catena (parte bassa) quest’ultima nascosta tra la chiesa dall’Annunziata di cui ben si vede l’antico campanile e l’Ospedale San Giovanni di Dio.

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Sempre in prossimità di Porta Catena si vede, invece, un complesso difensivo posto quasi sul mare, un grande torrione sulla spiaggia (numero 9) a sud e denominato (Torrione de la nuntiata). Fuori le mura occidentali, parte bassa, è raffigurato il convento di San Francesco di Paola, indicato col numero 29 (S. Francesco de Paula), posto inoltre al di là del torrente Fusandola. Curiosità: c’è una sorta di defusorio alla base del torrione dell’Annunziata dal quale sembra passare lo stesso Fusandola. Le mura meridionali, quelle parallele al mare, presentano dettagli meno precisi. Su tale tratto ritroviamo alcune posterule (piccoli varchi utilizzati per permette il passaggio di un solo uomo alla volta). Utili in alcune circostanze di pericolo come, ad esempio, in caso di attacco nemico o di assedio, le stesse potevano anche essere utilizzate per accedere, fuori le mura, alle coltivazioni ad esse adiacenti, in questo caso per raggiungere il mare). Le stesse potrebbero avere anche la funzione di defusorio. Oltre alle posterule, notiamo Porta di mare, parte centro-occidentale delle mura meridionali, in una veste molto semplice e non ancora con le sue particolari decorazioni architettoniche che ben si denotano nelle successive rappresentazioni.

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Proseguendo da Porta di Mare, verso oriente, si riscontra la Torre di Santa Lucia, poco dettagliata e, più avanti, il bastione di Sant’Agostino. Ad est delle mura meridionali riscontriamo un imponente sperone ben evidenziato con un sottopasso per il collegamento alla spiaggia. Più ad est, si riscontra il torrione di Portanova dal quale le mura rientrano verso la terraferma per dare spazio all’area della Fiera, indicata col numero 26 (piazza della fiera) posizionata in prossimità della cinta urbica orientale con tutta una complessa serie di botteghe e baracche; non si riscontra, tuttavia, l’antica Porta dell’Angelo (nascosta). Le mura risalgono, passando perimetralmente l’altopiano dell’Orto Magno avente un fortilizio ad angolo, dove si vede la facciata del Convento di San Benedetto, indicato col numero 20 (S. Beneditto) col fronte principale della chiesa avente un oculo centrale in evidenza e sulla sinistra il campanile demolito quasi del tutto all’inizio del XIX secolo. Tale altopiano risulta essere l’attuale rione Mutilati, ad est del quale nella veduta Rocca, si nota inoltre, anche l’antico acquedotto medioevale. Le mura proseguono lungo il crinale del monte Bonadies, in parte nascoste dagli edifici. Interessante è la rappresentazione del Monastero di Santa Maria Maddalena (dal XVI secolo in poi Convento di Montevergine) indicato col numero 21 (La Matalena M.) dove si scorge una sorta di biforcazione delle mura che quasi la circondano. L’area conventuale in realtà presenta la facciata ovest coincidente con le antiche mura longobarde, mentre più ad est sono visibili le mura realizzate successivamente in epoca angioina.

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Ad est dell’area fieristica si riscontra una zona pianeggiate, l’area alluvionale del fiume Irno. Quest’ultimo sembrerebbe, nella veduta, dividersi in due rami alla foce. Oltre il fiume si scorge il Forte la Carnale che è una torre cavallara realizzata nel 1563 dal Vicerè Parafan de Ribeira: di notevole importanza strategico-militare, è indicata col numero 25 (Torre de la Carnale). Spicca nella parte centro-orientale dell’aggregato urbano l’alto campanile del Duomo (risalente al XII secolo), in stile romanico caratterizzato da 4 dadi con bifore e culminante con un tamburo e una cupola bassa. Alla Cattedrale fu assegnata l’indicazione numerica 15 (S.  Matteo); non lontano a nord di San Matteo ritroviamo, inoltre, col numero 14 il Convento di (S. Maria de la porta) con un piccolo campanile.

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Daniele Magliano

Architetto- giornalista che ama approfondire tematiche di architettura, urbanistica, design, ma anche di storia, evoluzione e curiosità riguardanti oggetti di uso quotidiano. Mi piace, in generale, l'arte della costruzione: riflesso del nostro vivere in quanto unisce passato, presente e futuro prossimo di una comunità.

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