Il Teatro Verdi di Salerno: elegante esempio di architettura di fine ‘800
Con Matteo Luciani, primo Sindaco di Salerno, all’indomani dell’unità d’Italia, il Capoluogo subisce numerose trasformazioni dal punto di vista sia urbanistico che socio-economico. Viene realizzato il Corso Vittorio Emanuele, istituita la Camera di Commercio, istallata l’illuminazione a gas lungo le vie principali e poi in quelle secondarie e aperta la Cassa di Risparmio salernitana. Al termine di una lunga discussione sulla collocazione del nuovo Teatro Municipale, si decide, sempre sotto il suo mandato, di realizzarlo nello spiazzo di Santa Teresa (area ad ovest della città) dopo aver risistemato via Indipendenza, fino a quel momento nient’altro che una discarica di rifiuti. Fin dagli inizi del XIX secolo, era evidente che a Salerno mancasse un teatro degno di tale nome. Nel 1811 un primo teatro sorse all’interno dell’ex Monastero di San Benedetto dal nome Gioacchino (erroneamente denominato San Gioacchino) come omaggio a Gioacchino Murat, del progettista-architetto Domenico Chelli. Dal 1815, al termine del decennio francese, esso assunse il nome di “San Matteo” in onore al Santo patrono della città. Il teatro restò in vita fino al 1845. Due anni prima, ancora in pieno periodo borbonico, prende corpo una seria riflessione sulla realizzazione di un Teatro Municipale da collocarsi ad est del Capoluogo, fuori dalla piazza di Portanova. In prossimità del mare quasi in corrispondenza di via Porta di Mare, si realizzava, nel frattempo, un piccolo teatro “La Flora” inaugurato nel 1856, i cui spettacoli lirici furono interrotti solo con l’inaugurazione del nuovo successivo Teatro Municipale, futuro “Verdi”. Soltanto nel 1863, con una Delibera del 15 dicembre, su proposta del Sindaco Luciani, si decise la costruzione del Teatro nella parte più ad ovest del Capoluogo, in prossimità della chiesa di Sant’Anna al Porto. Il progetto fu firmato dall’architetto Giuseppe Menichini e dall’Ingegnere Capo del Genio Civile di Salerno Antonino D’Amora. L’appaltatore dei lavori fu Vincenzo Fiorillo col quale si aprì il cantiere il primo aprile del 1864. Tre anni dopo a causa di problematiche economiche, si affiancarono gli appaltatori Bonaventura Della Monica e l’impresa di Antonio Avallone. Nel 1869 la struttura portante del Teatro era già tutta realizzata, mancavano le rifiniture e i decori realizzati, sotto l’appaltatore Fortunato d’Agostino, da Gaetano D’Agostino, grande pittore e decoratore che si fa affiancare da importanti artisti del mondo accademico partenopeo come Domenico Morelli, Ignazio Perricci, Pasquale Di Criscito e Giuseppe Sciuti. Gaetano D’Agostino realizzava, inoltre, il secondo sipario con la raffigurazione delle maschere italiane.

E’ di Domenico Morelli il bozzetto del grande sipario (122 mq.), realizzato poi da Giuseppe Sciuti, che raffigura “La cacciata dei Saraceni da Salerno”: eroico episodio del periodo longobardo salernitano, ben documentato dal Chronicon salernitano del X secolo che descrive la battaglia, dell’871 d.C., tra il Principe Guaiferio e gli Agareni di Abdilla. Il corpo di fabbrica risulta lungo 65 metri e largo 36, presenta a nord e a sud la zona dell’ingresso e il retropalco di 18 metri per 6 e mezzo.

Il prospetto principale dell’edificio ripropone lo schema neoclassico dal tipico stile presente sia alla “Scala” di Milano che al “San Carlo” di Napoli. L’interno è a pianta mistilinea ovale a ferro di cavallo con 71 palchi distribuiti su 4 ordini e anche una galleria.
Il portico d’ingresso è in bugnato articolato su 3 campate con tre ingressi. Nel peristilio, costituito da colonne in finto marmo, è collocata la statua del Pergolesi morente scultura realizzata da Giovan Battista Amendola.

Palchi e cornicioni sono realizzati in legno di abete che è poi intagliato con alcune sculture di puttini registemma.

Al centro invece ritroviamo le teste degli illustri della cultura nazionale come ad esempio Dante Alighieri, Torquato Tasso, Giotto, Leonardo Da Vinci, Domenico Cimarosa, Vincenzo Bellini. Sul plafond, realizzato dal Di Criscito, ritroviamo l’importante figura di Gioacchino Rossini accompagnato da una serie di muse che si tengono per mano e sembrano volare in un cielo dall’intenso colore bleu di prussia. Le stesse scandalizzarono l’illustre Francesco Saverio Malpica che in una lettera indirizzata a un amico descriveva così il soffitto e le muse: “… donne grosse e grasse che dimenano natiche, gambe e braccia…”. Il Teatro Municipale viene inaugurato il 30 marzo del 1872 (fonte Carmine Tavarone) con la rappresentazione del Rigoletto di Giuseppe Verdi. 24 anni dopo fa il suo esordio sul palcoscenico del massimo Teatro salernitano uno dei più grandi tenori al mondo: Enrico Caruso.

Il giovane tenore partenopeo (a soli 23 anni) viene ingaggiato a interpretare il ruolo di Arturo ne “I Puritani” di Vincenzo Bellini, l’8 settembre 1896. Apprezzato subito dai salernitani per le sue doti canore e mai fischiato, come alcune fonti non attendibili affermano! Il nome del Teatro è dedicato, dal 1902 al grande compositore Giuseppe Verdi (con Delibera del Consiglio Comunale), morto nel 1901. Affiancano il Teatro ulteriori ambienti come la Casina dei Nobili, l’attuale Casino Sociale, accompagnato da numerosi decori e teloni in stile pompeiano realizzati dall’artista Gaetano D’Agostino.

Nella pianta del “Litorale di Salerno col vecchio e nuovo porto” del 1875, conservata all’interno dell’Archivio di Stato di Salerno, si raffigura per la prima volta il Teatro Municipale affiancato ad est dai Giardini Pubblici, mentre ad ovest si indica la Caserma dei Carabinieri.

Interessante è, inoltre, la “Nuova Pianta- Guida della città di Salerno” risalente al 1903 e custodita sempre nell’Archivio di Stato di Salerno, sulla quale notiamo, nella parte occidentale del Capoluogo, il Teatro (indicato da legenda col numero 4) al quale è assegnato ancora il generico nome di Teatro Municipale. Altra particolare curiosità, risalente all’eruzione del Vesuvio (marzo 1944), è un filmino realizzato dagli alleati americani che ritrae, tra le tante località che subirono la caduta del lapillo, anche Salerno e in particolare per alcuni secondi s’inquadra Piazza Matteo Luciani completamente annerita dal lapillo e il prospetto del Teatro Verdi.
