Oscar 2023: Ogni cosa, in ogni luogo, in una volta sola 

-di Francesco Fiorillo

Trionfa alla cerimonia di quest’anno l’americano “Everything everywhere all at once”, in una serata forse sottotono, ma non per questo priva di emozioni.

 Niente schiaffi sul palco del Dolby Theatre, quest’anno: la 95° edizione degli Academy Awards è stata una cerimonia tranquilla, forse addirittura un po’ in sordina. Nessuno scandalo, nessuna grande sorpresa, come a voler ripristinare la normalità dopo la turbolenta serata del 2022.

Non a caso a presentare l’evento è stato chiamato l’affabile Jimmy Kimmel, un comico familiare e arguto, al timone del popolarissimo talk show Jimmy Kimmel Live! dal 2003. Un conduttore mite ed elegante, meno problematico del caotico Chris Rock, che con il suo umorismo caustico provocò le ire (e lo schiaffo) di Will Smith lo scorso anno.

Ma quel vergognoso episodio è impossibile da dimenticare. Lo sa bene anche Jimmy Kimmel, che non ha perso l’occasione di ridicolizzare Smith nel suo monologo di apertura, senza mai fare il suo nome: «Abbiamo messo in campo politiche rigorose», ha annunciato. «Se qualcuno in questo teatro commette un atto di violenza in qualsiasi momento durante lo spettacolo, riceverà l’Oscar come miglior attore, e gli sarà permesso di tenere un discorso di 19 minuti».

Una volta spezzata la tensione e messo a proprio agio il pubblico, Kimmel ha dato il via alle premiazioni. Nessuna grande sorpresa, si diceva all’inizio…ma non è del tutto vero. Quest’anno le grandi pellicole hollywoodiane sono state sconfitte da un film bizzarro, del tutto fuori dagli schemi tradizionali degli Academy Awards.

A fare incetta di statuette è stato il folle Everything everywhere all at once della coppia di registi “The Daniels” (pseudonimo di Daniel Kwan e Daniel Scheinert): le disavventure surreali di un’immigrata cinese negli Stati Uniti, che si trova ad essere catapultata da una dimensione parallela all’altra per salvare l’universo.

La pellicola, che mescola i generi più disparati (azione, fantascienza, dramma familiare, arti marziali, romanticismo) ha sbaragliato la concorrenza, lasciando nell’ombra persino un’icona come Steven Spielberg (che con il suo sentito ma blando The Fabelmans è invece rimasto a bocca asciutta).

I due Daniel e i loro collaboratori hanno portato a casa ben sette premi: Miglior Film, Miglior Regista, Miglior Attrice Protagonista (Michelle Yeoh, prima attrice asiatica a vincere nella categoria), Miglior Attore Non Protagonista (Ke Huy Quan), Miglior Attrice Non Protagonista (Jamie Lee Curtis), Miglior Sceneggiatura Originale e Miglior Montaggio.

Commoventi i momenti sul palco con i vincitori del film: in particolare l’entusiastico abbraccio fra Harrison Ford (che consegnava il premio) e Ke Huy Quan, riuniti a quasi quarant’anni da Indiana Jones e il tempio maledetto (dove l’attore di Saigon, allora 13enne, interpretava il piccolo Shorty).

Altro trionfatore della kermesse è stato Niente di nuovo sul fronte occidentale, di Edward Berger (attualmente disponibile sulla piattaforma Netflix): la pellicola, tratta dal celebre libro di Erich Maria Remarque, ha vinto come Miglior Film Internazionale, Miglior Scenografia, Miglior Fotografia e Migliore Colonna Sonora Originale.

Doverosa la statuetta come Miglior Attore Protagonista a Brendan Fraser, che con la sua straordinaria interpretazione nell’emozionante The Whale di Darren Aronofsky, sembra essersi finalmente lasciato allo spalle i problemi di salute e depressione che lo hanno allontanato per tanti anni dalle sale.

Il premio come Miglior Film di Animazione è andato al Pinocchio di Guillermo del Toro (una rilettura cupa e politica dell’opera di Collodi), mentre i pomposi blockbuster Avatar – La via dell’acqua e Top Gun: Maverick hanno ottenuto solo premi tecnici (Migliori Effetti Visivi per il primo, Miglior Sonoro per il secondo).

Ahimè, niente per l’Italia, neanche quest’anno: né per Le pupille di Alice Rorwacher (sorella dell’attrice Alba), che concorreva come Miglior Cortometraggio, né per Aldo Signoretti, candidato nella categoria Miglior Trucco e Acconciatura per Elvis.

Come in tutte le edizioni, il segmento In Memoriam ci ha ricordato tutte le star che ci hanno lasciato quest’anno: commozione per Gina Lollobrigida, Angela Lansbury (l’iconica Signora in giallo), Kirstie Alley (la mamma di Senti chi parla), Ray Liotta, James Caan, Raquel Welch, il regista Jean-Luc Godard (fondatore della Nouvelle Vague) e i compositori Angelo Badalamenti e Burt Bacharach.

Purtroppo dimenticati nel segmento Tom Sizemore (fra gli interpreti di Salvate il soldato Ryan e Natural Born Killers) e Paul Sorvino (padre dell’attrice Mira, celebre per Quei bravi ragazzi di Martin Scorsese).

Non sono mancati i numeri musicali, come quello di Rhianna (che ha interpretato “Lift me up” dalla colonna sonora di Black Panther: Wakanda Forever) e quello di Lady Gaga, (che ha cantato, struccata e in jeans, “Hold my hand”, dalla colonna sonora di Top Gun: Maverick).

Una bella serata insomma, quella al Dolby Theatre di Los Angeles. Un’atmosfera rilassata, divertita, quasi una festa fra amici. Senza drammi, e soprattutto senza aggressioni sul palco.

Il Cinema non ha bisogno di violenza, ma di fantasia. Lasciamo i conflitti fuori dalle sale, noi vogliamo solo sognare.

 

 

 

 

 

 

 

Francesco Fiorillo

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