La pillola del giorno: il mare della Calabria tomba per 67 migranti
-di Claudia Izzo
Bianche bare piccolissime tra tante bare di legno marrone. Scene indelebili. Nel palazzetto dello sport di Crotone è stata allestita la camera ardente che accoglie i migranti morti sulle coste calabresi domenica scorsa.
Ma davvero sappiamo immaginare come muore un bimbo ingurgitando tanta di quell’acqua da essere pieno come un palloncino? Con i palloncini i bimbi devono giocare, allegri e colorati, devono correrci dietro, con i piedini nudi sulla spiaggia, scoprire il calore della sabbia, l’alito del vento.
Avere freddo, desiderare la terra ferma e non arrivarci mai. Il mare come bara. Noi che il mare siamo abituati ad associarlo alle nostre vacanze, comodamente seduti nelle nostre confortevoli abitazioni, mai potremo capire chi sfida la sorte, perché il mare si sfida, o al mare si affidano i figli solo se sai che è l’unica speranza. E ti affidi al tuo Dio o al cielo, neanche stellato di questi tempi.
E la speranza si è trasformata in naufragio. Domenica scorsa, all’alba, il mare era in tempesta ed il barcone che trasportava dalla Turchia circa 180 migranti, gran parte stipati nella stiva si è spezzato a meno di cento metri dalle spiagge calabresi di Cutro, nel crotonese.
Sono 67, tra cui numerosi bambini, 15 minori, 21 donne, le vittime accertate di questa ennesima tragedia. Ad un passo da una nuova vita. E mentre il barcone si spezzava, un siriano e due turchi che il viaggio l’avevano organizzato, hanno gonfiato un gommone e sono scappati via.
Adesso è un ping pong per accertare le responsabilità, tra ritardi nei soccorsi e decisioni che avrebbero decretato la morte di questi innocenti. Si temono altri cento morti.
E il biglietto per ogni viaggio è costato 8mila euro procapite.
