Suicidarsi a 19 anni all’Università pensando di essere falliti
All’ Università Iulm di Milano, edificio 5 in via Santander, stamane dolore ed incredulità: una ragazza sudamericana di 19 anni, iscritta alla Facoltà di Arti e Turismo è stata trovata morta suicida.
Chiusa dall’interno in un bagno, una sciarpa intorno al collo con l’altro capo legato alla maniglia appendiabiti, la ragazza ha dato vita ad una sorta di impiccagione: questa la fine scelta per porre fine alla sua giovane esistenza.
Sul posto alle 6.45 di stamane il cadavere è stato trovato da un custode che stava facendo il giro di apertura dell’edificio. Accanto a lei un biglietto con su scritto la chiara intenzione di suicidarsi: “ho fallito negli studi e nella vita”.
E qui si aprono mondi. Come ci si può sentire falliti a 19 anni, quando in sostanza è appena iniziato il confronto con il mondo? Come ci si può sentire falliti prima ancora di aver provato a misurarsi con quel mondo lì fuori che seppur difficile è tutto ancora da conquistare?
Quanto aiuto questa ragazza non è stata in grado di chiedere? Quante fragilità si celano dietro apparenze normali?
Una vita buttata via per l’incapacità di tutti di capire le difficoltà che questa giovanissima donna avrà visto insormontabili. Eppure a tutto c’è pur sempre una soluzione, anche se non è la più facile, quella più a portata di mano, ma in fondo chi non è diventato adulto tra difficoltà, problemi, delusioni e dolori che poi si sono rivelati essere fondamentali per gli adulti che siamo diventati?
Forse è questa la pretesa delle giovani generazioni: ottenere tutto, subito e senza sforzo. Per questo non si è più in grado di cadere e sapersi risollevare, di crescere ad ogni inciampo, di apprezzare ogni minuto ed ogni mano tesa, sapendo anche allontanare chi quella mano non l’ha tesa, per scoprire poi che la vera forza è in noi stessi. Ed a noi stessi , prima di tutto, che dobbiamo fornire coraggio e ascolto.
