Strage nel cuore di Istanbul, torna il terrore in Turchia prima delle elezioni 2023
di Claudia Izzo
Ha confessato.
La potente deflagrazione che ha scosso la Turchia è avvenuta alle ore 16.20 nella centralissima via Istikal Caddesi, nel cuore di Istanbul, vicino a Piazza Taksim. A causarla è stata una donna di origini siriane, Ahlam Albashir, che avrebbe attuato un piano orchestrato, secondo il governo turco, a Kobane, a Nord della Siria, in questa cittadina a maggioranza curda dove la Turchia ha ampliato la sua influenza negli ultimi tempi.
La donna si sarebbe seduta su una panchina con una borsa accanto, proprio nella via pedonale dello shopping di Istanbul, un chilometro e mezzo di ristoranti, negozi e locali notturni. E’ qui che si riversano, specialmente di domenica, famiglie, bambini, ragazzi, suonatori; è la via dello svago. E’ la stessa strada che fu scenario di un altro attentato terroristico nel 2016. Un kamikaze uccise cinque persone. La storia si ripete.
La donna, secondo la testimonianza di 1200 telecamere, resta seduta per più di 40 minuti, poi si alza e dopo de minuti la bomba contenuta nella borsa esplode.
6 le persone uccise dal violento impatto: due coniugi, una madre e una figlia, un padre e sua figlia. 81 i feriti, 50 sono stati dimessi dall’ospedale, 31 sono gravi tra cui 5 in terapia intensiva e 2 in condizioni critiche.
Per il Ministro della Giustizia turco,Bekir Bozdag, dunque, o la borsa conteneva un timer o qualcuno l’ha fatta esplodere a distanza. Il presidente turco, Recep Tayyp Erdogan ha parlato di “vile attacco” prima della sua partenza per il G20 a Bali.
Le autorità turche hanno subito vietato ai media di trasmettere le immagini della strage per evitare il terrore e “fare il gioco” delle organizzazioni terroristiche.
Insieme alla donna sono state condotte in carcere 46 persone che avrebbero preso parte all’attentato, tutte appartenenti all’organizzazione di terroristi separatisti curdi PKK, Partito del lavoratori del Kurdistan, considerato da Ankara una organizzazione terroristica.
Chiaro il segnale dato con la strage: il terrore torna in Turchia prima delle elezioni presidenziali e politiche che si terranno a giugno 2023, la finalità è di mettere fine al dominio ventennale del presidente Tayyp Erdogan.
