Pace fragile: la giornata shock di Silvio Berlusconi
di Pierre De Filippo-
Dopo l’incontro di Via della Scrofa sembrava essere scoppiata la pace tra Silvio Berlusconi – che aveva animato gli animi coi suoi appunti – e Giorgia Meloni, che gli aveva risposto a sera al vetriolo.
Sembrava. La pace era stata immortalata da una foto in cui i due, sorridenti, apparivano certamente più rilassati della sera prima.
Sembrava. Perché si era ormai detto che la partita del governo fosse chiusa e che l’accordo fosse praticamente fatto. Berlusconi aveva fatto mea culpa, andando a Canossa, e cercando di ottenere il più possibile di ciò che poteva guadagnarsi.
Una giornata buona sul fronte della formazione del nuovo governo, che deve nascere al più presto per dare al Paese le risposte che servono.
Ma Berlusconi non è uomo capace di starsene buono e tranquillo – lo dimostra il suo attivismo, vero o ingigantito che sia, in molti ambiti dell’umana esistenza – ed inizia la giornata successiva, quella di martedì 18 ottobre, coi botti.
La prima dichiarazione che viene resa pubblica è quella che tiene lui stesso all’uscita dal Senato, dove sono stati eletti i due capigruppo (per la cronaca, Licia Ronzulli a Palazzo Madama – quanto di più sgradito a Giorgia Meloni – e Alessandro Cattaneo alla Camera, che della Ronzulli è sodale).
Berlusconi – contravvenendo alla prassi istituzionale e alla prudenza finora mantenuta dalla Meloni – snocciola nomi e ruoli, incarichi e ministeri come se il governo fosse suo, come se lo facesse lui. E qui, la prima stoccata: “vedrò Carlo Nordio ma ho già deciso: il ministro della Giustizia sarà l’ex Presidente del Senato Elisabetta Casellati”.
A domanda: “la Meloni è d’accordo”, la risposta è chiara: “certo, assolutamente”.
Peccato che da fonti Fratelli d’Italia non confermino.
Le successive tre dichiarazioni, parimenti incendiarie, sono il frutto di registrazioni. La prima la rilascia Berlusconi stesso ai microfoni di Alessandra Sardoni di La7.
“Ho un lungo rapporto con la signora Meloni. È molto amica di mio figlio e poi il suo uomo lavora a Mediaset”.
Una frase in libertà o dal retrogusto amaro del ricatto? D’altronde, era stata proprio Giorgia Meloni a dichiarare di “non essere ricattabile”. Che sia questo – la posizione del suo uomo – ciò con cui Silvio la tiene in pugno?
Gli altri due audio provengono invece proprio dalla riunione coi senatori forzisti, i cui toni e le cui valutazioni avrebbero dovuto evidentemente essere privati.
“Se vuole fare il capo deve sapersi comportare: non si dice voglio il Senato, avrebbe dovuto dire mi piacerebbe tenere per Fratelli d’Italia il Senato. Non ci si comporta così. Le ho detto che avrei voluti tre ministeri, mi ha riso in faccia; gliene ho proposti due, ha riso nuovamente; ne ho chiesto uno e mi ha detto di sì. Questo ho trovato”.
Questo discorso, insieme a quello secondo cui la Casellati andrà a sedersi alla Giustizia, avrebbe fatto dell’incontro tra i due del giorno prima una sorta di resa totale della Meloni nei confronti del vecchio leader.
Un’immagine che la presidente di Fratelli d’Italia non è certo disposta ad accettare.
Il terzo audio è quello più rilevante ed anche quello che i “pontieri” stanno cercando di disinnescare. A proposito della guerra e dell’aggressione russa, Berlusconi dice: “non posso dire ciò che penso”, nei fatti dicendolo, “Putin mi ha mandato venti bottiglie di vodka per il mio compleanno ed una lettera dolcissima. Io ho risposto con il Lambrusco ed una lettera altrettanto dolcissima”.
Berlusconi non è nuovo ad uscite ambigue rispetto alla situazione internazionale che si è venuta a creare a seguito della guerra. Ma questo rimette in discussione, secondo alcuni, anche la posizione di Antonio Tajani alla Farnesina.
Può, il numero due di un partito, mantenere una posizione diametralmente opposta a quella dell’ingombrante numero uno senza che il governo non ne venga minato?
Domanda.
Da Fratelli d’Italia non c’è stata alcuna risposta ufficiale ma da fonti ben informate pare che le espressioni più delicate nei confronti del Cavaliere siano state “testa di cazzo” e “povero rimbambito”.
La politica italiana continua ad essere la tela di Penelope: la mattina si fa e la sera si disfa. Ed il Paese aspetta.
