Morire a cinque anni per mano della propria madre.
Nulla di più terribile al mondo, niente di più contro natura: una madre che uccide la propria bimba. Difficile anche scriverne.
Ha riportato a casa la sua bimba dall’asilo, sarebbero andate ad una festa di compleanno. Le ha dato un budino mentre quest’ultima guardava i cartoni animati in tv. Potrebbe sembrare uno dei tanti pomeriggi che una mamma vive con la propria bimba, una di quelle scene che si ricordano, poi, quando i figli crescono. Invece poi l’ha ammazzata.Ferocemente.
E’ questa la dinamica dell’omicidio che ha agghiacciato tutta Italia. La 23enne Martina Petti ha infatti confessato il delitto di sua figlia, Elena Del Pezzo, appena cinque anni.
Siamo a Tremestieri di Etneo, in provincia di Catania. Lucida, con un coltello da cucina, Martina Petti ha ammazzato sua figlia colpendola al collo ed alla schiena, poi ha nascosto il cadavere in alcuni sacchetti neri della spazzatura cercando poi di occultare il tutto con della terra, in un terreno poco lontano dalla propria abitazione.
I video che girano in rete ci riportano ad una madre che va a prendere la piccola all’asilo e questa all’uscita corre in braccio alla mamma, la sua mamma che invece, per come sono andate le cose, aveva già in mente cosa sarebbe accaduto poco dopo.
Il motivo che avrebbe scatenato la furia omicida della donna, secondo quanto ricostrito dalla Procura, e’ da ricercare nel rapporto che la bimba stava costruendo con la nuova compagna dell’ex compagno della madre; una bambina di 5 anni che si stava affezionando alla nuova compagna del papà, tutto qui. Eppure tanto è bastato.
Per depistare la donna aveva raccontato di un rapimento avvenuto ad opera di tre uomini incappucciati, di cui uno armato. Per la donna cioè, il rapimento di cui era comunque la sola testimone, sarebbe stato una conseguenza dei messaggi minatori ricevuti in seguito alla rapina ai danni di una gioielleria messa in atto dal marito nel 2020. L’uomo fu arrestato e assolto per non aver commesso il fatto. Ma tante cose nel racconto della donna erano poco credibili sin dall’inizio dell’inchiesta: una madre sconvolta avrebbe allertato prima di tutto il 112, cosa che non è stata fatta, poi le telecamere di sorveglianze hanno fornito le ulteriori prove. Di questi tre uomini incappucciati non vi era traccia.
Resta una ennesima tragedia familiare in cui a pagare sono sempre i più innocenti; resta il dolore di una morte innocente causata dall’ incapacità di saper accettare, con dignità e maturità, la fine di qualsiasi relazione d’amore, che quasi sempre amore non è, cedendo il posto ad una insana gelosia. Forse è il concetto d’amore da dover chiarire, visti i troppi omicidi dei nostri giorni: l’amore, per quanto raro, non si impone ed ognuno a questo mondo, deve prendersi le proprie responsabilità.
Resta una madre che ha ucciso brutalmente la sua creatura. Il resto è solo dolore.
