La guerra alla prova del gioco dell’oca
-di Pierre De Filippo-
Nel volgere di pochi giorni pare che tante situazioni siano cambiate e che ora vanno decriptante nel modo giusto. La Russia – consapevole delle difficoltà sul campo, s’è detto – ha inizialmente deciso una retromarcia da Kiev giustificata dal fatto che, ha riportato, aveva o avrebbe raggiunto gli obiettivi strategici che questa “missione speciale”, come l’hanno definita, sarebbero stati raggiunti.
Da parte occidentale, invece, si è detto che Putin, resosi conto di non riuscire a sfondare, abbia deciso di fare marcia indietro. Gli Stati Uniti però non hanno mai creduto a questa tesi, ritenendola una messinscena utile solo a far calmare un po’ gli animi.
Questa tesi ha senso per un motivo: non appena la “ritirata dignitosa” è stata varata, il rublo – che sappiamo essere in caduta libera dall’inizio della guerra – si è apprezzato rispetto alle altre monete. Questo dimostra che in realtà nessuno si fa problemi morali rispetto a ciò che sta accadendo e che, se la Russia dovesse tornare sui suoi passi, nessuno si farebbe scrupoli a riprendere il commercio con Mosca.
È questo – la volontà di “tenere” il rublo – il motivo per il quale Putin avrebbe preteso il pagamento delle forniture di gas, petrolio e carbone in rubli, cosa che – come ha sostenuto anche Draghi in conferenza con la stampa estera – è tecnicamente difficilissima oltre che in disattesa dei contratti stipulati. Il fatto che Putin abbia deciso di includere l’Europa nel pagamento in rubli la dice lunga sulla posizione, non placida, nella quale si trova oggi.
I negoziati, come si sa, sono ripresi, gestiti da Ankara che ha buoni rapporti sia con Mosca che con Kiev e dà davvero garanzie di terzietà. Dalle parole di Draghi, che ha avuto un colloquio telefonico di quaranta minuti con Putin, non ci sarebbero ancora margini sufficienti per raggiungere un cessate il fuoco duraturo che consenta alle parti di sedersi e discutere, così come, a parere di Putin, non è ancora maturo il tempo per un incontro a due tra il leader del Cremlino e Zelensky.
Il vero oggetto del contendere pare essere, oggi, il Donbass.
Le due repubbliche separatiste di Donesk e Luhansk che Putin vorrebbe “demilitarizzare e denazificare”. Per Mosca è ormai assodato che questi territori non possano essere ricompresi nei confini ucraini mentre Zelensky vuole partire proprio da questo tema per imporre un negoziato a lui favorevole.
Intorno a questo giuoco delle parti si determinerà il futuro della guerra.
È sempre complesso e quanto mai inopportuno fare dei pronostici ma qualche linea di indirizzo va pure tracciata.
Cosa vuole Putin? Io credo voglia dividere sostanzialmente a metà l’Ucraina – al di qua e al di là del fiume Dnipro. La parte occidentale lasciare all’Occidente, visto come nemico sistemico, e la parte orientale trasformarla in una repubblica sorella à la Bielorussia.
È per questo che Mariupol – che, come ormai si è detto più volte, lega la Crimea russa al Donbass – è stata martirizzata in maniera così cruenta, così drammatica.
Ogni obiettivo inferiore a questi raggiungimenti sarebbe per Putin una sconfitta. Prendersi il Donbass? Ce l’ha già, in sostanza.
A livello geopolitico e strategico è già venuta meno l’idea di spaccare l’Occidente, anzi; come spesso accade, solo in presenza di una minaccia straniera ci si riesce a coalizzare e saldare. L’Unione Europea ha fatto più progressi in questi tre anni di pandemia e guerra che non in trenta di pace e armonia.
Putin deve anche iniziare a guardarsi dai suoi oligarchi, che sono tali finché godono di soldi e ricchezza; se perdono soldi e ricchezze rimangono solo dei grigi russi un pizzico più spensierati rispetto a quando erano dei grigi sovietici.
E Zelensky? Zelensky deve resistere, solo questo.
Come ha detto anche Draghi in conferenza, “prerequisito alla pace è che l’Ucraina si difenda”. È così.
Verrà tradito, lui e la sua patria, se l’Ucraina non sarà ammessa in tempi brevi nell’Ue o nella Nato? No. Non bisogna nemmeno stuzzicare il cane, a maggior ragione se lo si è appena messo a dormire. Deve avere pazienza, Volodymyr, ed essere contento perché, in tal caso, s’è salvato da un bel pericolo. Il resto può anche aspettare.
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