Nel nome di Pino
– di Claudia Izzo
Era il 4 gennaio 2015 e a Roma moriva Pino. Perchè dire Pino basta se si vuole intendere il padre di tante canzoni, di tante storie narrate, cantate, sussurrate. Come sussurra il mare, a Napoli.
Oggi scriviamo di Pino Daniele, del cantautore, chitarrista di formazione blues, compositore napoletano, tra i musicisti più innovativi del panorama italiano, creatore dello stile che egli stesso definì “tarumbò”, un mix di tarantella e blues, come se poi ci fosse un giorno per ricordarlo, come se la sua musica non l’avesse reso eterno. Perchè questo fa la morte con i geni, gli artisti, li eterna.
Pino Daniele è l’artista napoletano che ci ha saputo mostrare i mille colori di Napoli, a’ “voce r”è creature” che ci ha fatto capire che non siamo soli… E’ stato appassionato di Elvis Presley quanto di Roberto Murolo, ha collaborato con Franco Battiato, Francesco De Gregori, Lucio Dalla, Ralph Towner, Yellowjackets, Mike Mainieri, Claudio Baglioni, Danilo Rea e Mel Collins, Pat Metheny, Eric Clapton, Chick Corea, Robert Randolph, Bob Berg e Joe Bonamassa, influenzato dal rock, dal jazz di Louis Armstrong, dal chitarrista George Benson e soprattutto dal blues.
E’ colui che ha portato nei versi l’addore e’ mare, l’amore, i vicoli di Napoli, lui che, nato in un basso di questa città avvolgente, divenuto ragioniere, fin da piccolo fu profondamente appassionato di musica imparando a suonare la chitarra da autodidatta, assorbendo elementi importanti per la sua espressione artistica dall’ambiente di piena contestazione del ’68.
Membro del primo complesso Batracomiomachia, insieme a Paolo Raffone, Rosario Jermano, Rino Zurzolo, Enzo Avitabile ed Enzo Ciervo, fu bassista dei Napoli Centrale, ensemble partenopeo di primissimo piano in cui il musicista venne a contatto con diversi strumentisti fra i quali spicca il nome di James Senese. Terra mia, pubblicato nel 1977, fu il suo primo lavoro, di cui ricordiamo Terra mia, Suonno d’ajere, ‘Na tazzulella ‘e cafè, Libertà e soprattutto Napule è, composta a soli diciotto anni che diventerà il manifesto della città. Faranno seguito canzoni come Je so’ pazzo, Je sto vicino a te, Chi tene ‘o mare (con James Senese nuovamente al sassofono), Putesse essere allero, Basta na jurnata ‘e sole e Donna Cuncetta ormai indimenticabili.
Tanti i pezzi incisi, le collaborazioni, le colonne sonore composte per importanti pellicole, tanti i segni che Pino Daniele ha lasciato al mondo.
Sotto il cielo della sua Napoli, riuniti in Piazza Plebiscito, furono 100 000 le persone giunte da ogni dove la sera del 6 gennaio per commemorarlo cantando le sue canzoni. Lunghissima la fila di persone appartenenti a varie generazioni radunatesi presso la Sala dei Baroni del Maschio Angioino per porgere l’estremo saluto all’urna contenente le ceneri di Pino Daniele.
Da allora la sua Napoli gli ha reso omaggio dedicandogli una via nelle vicinanze della sua casa natale.
Pino Daniele continua a vivere in ogni angolo della sua città e ovunque, in ogni cuore.
