Comunicare …con stile

-di Clotilde Baccari-

In un contesto comunicativo la cura della parola, sia orale che scritta, è inscindibile dalla cura per l’altro con tutta la carica emotiva e lo spessore relazionale che l’esperienza esistenziale richiede.

Anche il linguaggio digitale, pur se più rapido, più consuntivo e complesso nella sua “medialità”, esige una presa di consapevolezza nel modo di rapportarci al nostro interlocutore ed impone un reciproco e “consapevole” entrare in sintonia.

Ogni forma di comunicazione attiva un percorso interattivo in cui si trasmette e si riceve, ci si fa comprendere e si comprende. Saper scrivere è sicuramente una attestazione di saper vivere cioè è la conferma, quasi sempre, di sapersi ben rapportare agli altri.

Possiamo avere tutta la conoscenza tecnica che vogliamo, ma se non sappiamo trattare con il prossimo, se non siamo in grado di accogliere le sue richieste con giusta attenzione gentilezza e partecipazione, saremo sempre carenti di quel “quid” che rappresenta il giusto viatico per “convivere in armonia”.

Non dimentichiamo quanto diceva Nelson Mandela “ l’educazione è  l’arma più potente che si possa usare per cambiare il mondo.”

“Il verbum”, nella comunicazione scritta, assume una forte valenza empatica: la parola empatia deriva dal greco e in origine veniva usata per indicare il rapporto di condivisione emozionale che si creava tra i soggetti della comunicazione; in psicologia, invece, indica la volontà, insieme al  piacere, di comprendere e  condividere le condizioni d’animo e l’interiorità dell’altro.

Anche se oggi l’immediatezza del telefono ha fatto diventare alquanto rare le opportunità di comunicare in maniera epistolare, una persona affettuosa  e sensibile non rinuncerà a scrivere con il cuore  una lettera, d’amore  o di amicizia, un biglietto per esprimere congratulazioni e ringraziamenti o, anche,  condoglianze; anzi proprio perché si scrive poco, una lettera  oggi viene ad assume un peso notevole “verba volant, scripta manent”.

Una lettera, una e-mail, un fax, un telegramma sono prodotto  di pensiero e la loro forma è il risultato delle competenze, dell’equilibrio, dell’armonia di chi li invia. Pertanto, come in ogni comportamento umano, l’aspetto esteriore di un elaborato è espressione di canoni e regole interiorizzate.

In una lettera anche la qualità della carta, il colore dell’inchiostro e i caratteri usati, se per via telematica, avranno il loro peso: le lettere  personali andrebbero sempre scritte a mano con una grafia chiara, l’inchiostro sarà nero sulla carta bianca oppure blue  o grigio scuro in altri casi; in alto a destra del foglio o in fondo a sinistra non dovrà mai mancare il luogo da cui si scrive e la data in cui si scrive.

Se indirizzata ad amici, la lettera si aprirà  con tono affettuoso ; se poi  l’occasione meriterà meno confidenza ci si rivolgerà in maniera gentile,o, nel caso  di una  lettera formale  il tono sarà di  discreto e corretto distacco..

Sicuramente  non andrà mai  usato il termine “egregio” in cui  si avverte chiaramente il voler mantenere le distanze dal destinatario.

In chiusura i saluti agli amici saranno “affettuosi”, accompagnati da un abbraccio; per gli altri saranno “cordiali” o” i migliori”, mai ” distinti”, tranne che per l’egregio signore di cui sopra. La carta da lettera personale sarà sobria; essa si può intestare facendo stampare, in alto a sinistra, soltanto nome e cognome. Indirizzi, dati anagrafici  e numero di telefono o fax vanno lasciati alle lettere di tipo commerciale.

 

 

Clotilde Baccari

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