Nel nome del padre
-di Pierre De Filippo-
“Draghi è un figlio di papà che non capisce un cazzo”.
È utile non censurare nulla e riportare esattamente le parole usate perché, una volta dette, rimangono, non vengono cancellate dalla memoria ed è giusto che chi le ha pronunciate se ne assuma la piena e precisa responsabilità.
A proferir codesta espressione è stato, alla festa di Articolo 1 – che ancora resiste, nonostante le mille spaccature – nientemeno che Marco Travaglio, raffinato intellettuale che presta le sue meningi a Il Fatto quotidiano, giornale da lui stesso fondato insieme all’amico Padellaro.
Si dice spesso che il Movimento 5 Stelle abbia avuto due padri – oddio, qui cadiamo nel libertinismo sinistroide alla ddl Zan – che l’hanno concepito: Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, autori di La casta, che esacerbò il già diffuso malcontento nei confronti della classe politica, e gli amici de Il Fatto quotidiano, Travaglio in primis, che veicolarono la cultura giustizialista e la proverbiale honestà.
E, però, di Travaglio va detta qualcosa in più, perché lui sono trent’anni che gioca ad imitare un Montanelli che è inimitabile, per prosa, acutezza culturale e cinica sagacia.
“Qual è il suo peggior difetto?”, gli chiedeva Gianni Minoli, “quello di non attribuirmene nessuno”, rispondeva Indro sardonicamente. Vette irraggiungibili.
Che certamente non sono state raggiunte da Travaglio, che è solo antipatico, qualunquista, arrogante e un po’ vanesio. Che è placidamente schierato – in barba a tutti i codici di condotta giornalistici –, che somma condanne per diffamazione su condanne per diffamazione, che deve al mondo politico (e non solo) più di qualche lira per le sue false affermazioni e per le sue ricostruzioni fantasiose.
In principio, fu Berlusca, condannato mediaticamente, dileggiato, definito semplicemente B., perché guai a scrivere il nome intero sul giornale, avrebbe portato male; lui ricambiò pulendo la sedia sulla quale era stato seduto il Travaglio ad Anno Zero di Michele Santoro: una scena cult entrata ormai nella storia politica di questo Paese.
E poi venne il turno di Renzi, Il Bullo, col quale si è partito con lo stesso spartito: dileggio, offese, ingiurie, vere e proprie diffamazioni.
I genitori del toscano si sono arricchiti grazie a Travaglio ed ai suoi editoriali vaneggianti.
Un affare.
Durante il periodo natalizio se l’era presa con Calenda, mettendo in evidenza le sue forme non certo sode e la sua panza non da nuotatore. Proprio a lui aveva detto, sorridendo, che bastava “chiedere a Draghi di fare il Presidente del Consiglio per sentirsi dire che non ne ha proprio l’intenzione”. Come una delle peggiori cassandre – per lui, non per il Paese – quindici giorni dopo Draghi sostituiva il suo amato Conte, al quale ha dedicato il suo ultimo libro, del quale non faccio il nome, mi piangerebbe il cuore fargli anche pubblicità.
Vanesio, fazioso, presuntuoso, Travaglio è il concentrato di tutti quei vizi, di tutti quei difetti che un giornalista non dovrebbe mai possedere; isterico nelle sue iconiche incazzature, scontato nelle sue posizioni, senza limiti e senza pudore nello stile, è l’antigiornalista per eccellenza.
Non da solo, sia ben chiaro, ma è tra quelli che tira la carretta.
Il problema è, però, ben più diffuso. Oggi tutti noi potremmo fare un esperimento: prendiamo un tema – dal ddl Zan alla riforma della giustizia, dal recovery plan al green pass – e leggiamo i titoli che gli dedicano i quotidiani italiani, poi chiamiamo un amico e gli leggiamo solo i titoli.
Lui dovrà collegare i titoli ai giornali
Basta che segua un minimo le vicissitudini politiche italiane per completare alla perfezione questa specie di puzzle e ciò confermerà quanto provinciale e poco professionale sia il nostro giornalismo. Un pugno in faccia per chiunque ambisca a svolgere questa professione, questo mestiere.
Il modo per cambiare le cose, per migliorarle ci sarà sempre ma ci vorrà un grande travaglio.
“Mario Draghi – World Economic Forum Annual Meeting 2012” by World Economic Forum is licensed under CC BY-NC-SA 2.0
“Marco Travaglio” by torre.elena is licensed under CC BY-NC-SA 2.0
