Agropoli: nasce il presidio di Libera intitolato al Tenente dei Carabinieri Marco Pittoni
Dopo un percorso di formazione e approfondimento, partito dal basso raccogliendo la voglia di impegno e l’entusiasmo di un gruppo di giovani agropolesi, e con l’accompagnamento del
Coordinamento provinciale di Libera a Salerno, il prossimo 30 luglio verrà ufficialmente
inaugurato il Presidio di Libera ad Agropoli. È un momento importante per la comunità locale,
che, con la nascita del Presidio di Libera, si arricchirà di un’esperienza associativa che vede
protagonisti studenti, scuole, associazioni.
La cerimonia di inaugurazione del Presidio è fissata per le ore 10.00 presso il Castello Angioino Aragonese di Agropoli e vedrà la partecipazione del Presidente
nazionale di Libera, don Luigi Ciotti.
È questo lo spirito di Libera: mettere insieme energie, risorse, competenze e passioni per costruire percorsi di impegno in grado di combattere, nella condivisione e nella corresponsabilità, mafie, corruzione ed illegalità.
Tutto questo a partire da una parola che per Libera, da oltre 25 anni, rappresenta un elemento
imprescindibile ed anzi la base stessa del nostro impegno, e cioè la parola memoria. È la
memoria delle vittime innocenti delle mafie, donne e uomini che hanno sacrificato, più o meno
consapevolmente, la propria vita per difendere la democrazia e la libertà di tutte e tutti.
I Presidi di Libera, ovunque in Italia, coniugano l’impegno e la memoria a partire dalla scelta
dell’intitolazione. Dedicare un Presidio a una vittima innocente significa dare profondità e radici
etiche all’impegno antimafia, lasciando che queste radici affondino nella vita stessa e nella
testimonianza di chi ha sacrificato se stesso.
Nel caso di Agropoli, la scelta dei volontari e delle volontarie è ricaduta su Marco Pittoni, giovane Tenente dei Carabinieri, ucciso il 6 giugno del 2008, a pochi mesi dal suo arrivo al comando della Tenenza di Pagani, da un gruppo di 4 giovanissimi nel corso di un tentativo di rapina all’ufficio centrale delle Poste. Marco era un uomo giusto prima che un servitore dello Stato. Un uomo giusto che ha testimoniato con la propria vita la fedeltà all’Arma e ai valori di giustizia e legalità nei quali credeva sopra ogni altra cosa.
