Prendiamoci cura del clima

-di Pierre De Filippo-

Diceva la scrittrice e politica tedesca Luise Rinser che Dio affidò all’uomo la terra non per sfruttarla ma per proteggerla. Non abbiamo dato molto seguito a queste parole.

Quanto sia importante per noi il clima, l’ambiente, il green – come viene definito ora – lo stiamo vedendo in questi giorni, osservando le drammatiche immagini che ci giungono dalla Germania – in particolare, dalla Renania e dalla Vestfalia, i suoi cuori produttivi – e dei Paesi del Benelux.

Una tragedia senza precedenti che ha provocato, fino ad ora, circa duecento vittime nel cuore dell’Europa.

Il verde – definiamolo all’italiana, che si capisce comunque – è un ambito che ha così tante sfumature e diramazioni che necessita di attente valutazioni. C’è tutto il discorso relativo alle emissioni di CO2, con la Cina e gli Stati Uniti che sopravanzano abbondantemente l’Europa; c’è il discorso relativo alla produzione, gestione e trattamento dei rifiuti, che spesso sono causa di disastri naturali di rilevante portata (si pensi ad un fiume carico di plastica che esonda); c’è il discorso relativo a tutto ciò che si può fare – bonus, riconversioni, innovazioni – per migliorare lo stato dell’arte.

Dal punto di vista delle policies, delle politiche pubbliche, il verde necessiterebbe di studi approfonditissimi e di misure correttive di amplissima portata.

L’Unione Europea ci ha provato attraverso l’elaborazione del cosiddetto Green New Deal, un piano enorme, che fissa degli obiettivi estremamente ambiziosi e che “regionalizza” – e, per questi temi, la regione è davvero lo spazio minimo – la visione.

Certo, la transizione ecologia ha un costo, va detto, che sarà probabilmente elevatissimo. È di pochi giorni la notizia che nel nuovo pacchetto di proposte della Commissione, Fit for 55, dal 2035 vi sarà lo stop alle auto a benzina e diesel, per raggiungere l’obiettivo di abbattimento delle emissioni del 100%.

Per fare ciò servono soldi, tanti soldi, perché la conversione della casa automobilistiche – del settore automotive, come dicono quelli bravi – va incoraggiata e sostenuta.

Se la Carbon Tax sarà un nodo estremamente difficile da sciogliere – gli americani non vogliono perché penalizzerebbe le loro esportazioni – il principio del “chi inquina paga”, che pure la Commissione ha ribadito con forza, può e deve rappresentare il primo passo dal quale ripartire. Per un fatto di giustizia e di solidarietà.

Il primo passo, perché poi, se davvero l’obiettivo rimarrà quello ambiziosissimo di abbattere le emissioni, il criterio dovrà essere ribaltato: “chi non inquina verrà premiato”, già potendo vivere in un mondo migliore.

“Dobbiamo lasciare un buon pianeta, non solo una buona moneta”, aveva ben sintetizzato Mario Draghi nel suo discorso di insediamento.

Spiace solo che alcune forze politiche continuino a vedere le crisi climatiche quasi come i NoVax vedono i vaccini. Dietro i fatti di Germania, dietro lo scioglimento dei ghiacciai, dietro il surriscaldamento globale, dietro le inondazioni e le siccità non ci sono – come titolava qualche rotocalco – i gretini, gli amici di Greta Thunberg, la cui assonanza con i cretini era evidentemente più che voluta.

D’altro canto, serve procedere con estremo pragmatico: l’impatto ambientale c’è e ci sarà sempre perché impattare sull’ambiente significa anche calpestare una margherita.

Non possiamo pensare di passare dall’oggi al domani dai combustibili fossili – petrolio e carbone – all’idrogeno verde e ad altre utopie della stessa portata.

La transizione è tale proprio perché c’è un periodo di passaggio, di adattamento, in cui la meta non è ancora stata raggiunta ma la marcia è iniziata.

Questo deve essere il periodo del gas naturale, l’anello di congiunzione tra due mondi.

Sarebbe bello se anche l’Italia potesse contare su un ambientalismo politico che non si dica più contrario, per esempio, al TAP, per dirne una, il gasdotto che ci rifornisce dall’Azerbaijan per il quale ci siamo dovuti sorbire anni e anni di proteste da parte di politici pugliesi – la conduttura arriva a Melendugno, in provincia di Lecce – perché avrebbe deturpato il panorama e portato alla morte ulivi secolari.

Nulla di tutto ciò è avvenuto.

Abbiamo bisogno, come sempre, di misura. E consapevolezza.

Ogni giorno, le condizioni ambientali peggiorano e noi siamo chiamati a ricercare il giusto equilibrio tra tutela dell’ambiente e vita quotidiana.

Tutto qui!

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