19 Giugno, Giornata Internazionale contro la violenza sessuale nei conflitti armati

-di Clelia Pistillo-

L’ Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2015 ha istituito con una risoluzione  la Giornata Internazionale contro la violenza sessuale nei conflitti armati, fissata il giorno 19 giugno a tutela di donne e bambini, con l’obbiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema e per onorare la memoria delle tante vittime di questo crimine. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si è posto l’obbiettivo di accrescere la consapevolezza rispetto a questo ambito, pretendendo dalle parti coinvolte nei conflitti il rispetto delle leggi internazionali.

Tanto per citare qualche dato a scopo esemplificativo, secondo le Nazioni Unite le donne che sono state violentate in Liberia dal 1989 al 2003 sono oltre 40.000, più di 200.000 nel Congo nell’arco di 12 anni di guerra, più di 60.000 durante la Guerra civile in Sierra Leone dal 1991 al 2002 e circa 60.000 dal 1992 al 1995 nella ex Jugoslavia.

Quando si parla di violenza di genere in relazione ai conflitti armati il riferimento è ad una serie di atti come la prostituzione forzata, la gravidanza e l’aborto e il matrimonio forzati, la schiavitù a scopo di tratta, o qualunque altra forma di violenza sia fisica che psicologica come lo stress post traumatico, la depressione, l’induzione alla vergogna, in extremis il suicidio.

Le dimensioni del fenomeno sono davvero drammatiche ed attualmente, nei Paesi con conflitti in corso, le violenze sessuali sono una pratica molto diffusa, essendo da sempre tali abusi considerati un bottino di guerra, un modo per imporre la propria supremazia, oppure un vero e proprio strumento di controllo e di affermazione del potere, basti pensare agli stupri commessi in epoca coloniale come il “madamato”.

Le violenze hanno sempre coinvolto uomini donne e bambini di entrambi i sessi ma non è un caso che, in prevalenza, ad essere abusato sia stato e continua ad essere il sesso femminile, verificandosi in virtù di una preesistente disparità di genere, cosicché le violenze perpetrate non fanno altro che consolidare, in quei Paesi dove si verificano, il rafforzamento o il recupero di modelli patriarcali.

Lo stupro infatti è un modo per affermare l’autorità anche al di fuori del contesto di guerra, come accade in molti Stati non democratici, dove vengono sistematicamente violati i diritti umani, e dove le violenze vengono perpetrate a scopo intimidatorio come mezzo di repressione contro gli oppositori politici, gli attivisti, contro chiunque manifesti per i diritti umani, per i diritti delle donne o delle persone LGBTI, come accade in Egitto In Palestina o in Siria.

A tal proposito ricordiamo che esiste un trattato sul commercio delle armi (ATT)  che prevede un obbligo vincolante per i Paesi che ne fanno parte di non fornire armi a coloro che potrebbero utilizzarle per commettere anche violenze di genere. Malgrado ciò, sappiamo che l’ Italia vende armi a regimi repressivi che non rispettano i diritti umani e dove queste violenze avvengono in maniera sistematica.

In conclusione possiamo dire che le violenze di genere nei contesti di guerra costituiscono un freno al raggiungimento dell’uguaglianza e che, da un punto di vista culturale, si deve fare molto di più.

L’istituzione di una giornata contro la violenza sessuale nei conflitti armati è fondamentale anche per un altro motivo: si comprende così l’importanza di agire contro ogni violenza al di là delle strumentalizzazioni politiche come avviene per alcuni episodi specifici, pensiamo ad esempio alle cosiddette “marocchinate”, utilizzate sistematicamente per alimentare una propaganda razzista e xenofoba. Gli stupri sono da sempre considerati un modo per offendere e punire la comunità maschile per non aver saputo difendere le proprie donne. Si è sempre partiti da questa distorta visione del ruolo della donna, intesa come proprietà dell’ uomo da utilizzare in questo caso come arma tra i vari gruppi in conflitto.  Ecco perché va rifiutato l’uso di singoli episodi per fini di propaganda politica come è avvenuto nel passato perchè, in tal modo, il genere femminile viene doppiamente abusato.

Le donne non sono armi. La dignità di ciascuna non appartiene a nessuno se non a se stessa. La violenza lede la donna soltanto. È molto importante battersi affinchè questo crimine non venga più utilizzato come strumento per distruggere una comunità, peggio ancora quando diventa strategia di guerra.

È indispensabile fare rete tra donne quanto più possibile per dare forma ad una narrazione differente che parta dal rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario.

Clelia Pistillo

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