Il tovagliolo: l’accessorio che completa tutto

-di Clotilde Baccari-

“Penso che ognuno a tavola dovrebbe avere una tovaglietta tutta sua, di modo da potersi pulire lì le mani e il coltello, per poi piegarla in modo da non rovinare l’aspetto della tavola…” (Leonardo da Vinci)

Ogni elemento su una tavola apparecchiata ha il proprio peso e deve essere in armonia con tutti gli altri.

Il tovagliolo è di certo l’accessorio che completa tutto e, rimanendo elemento utile e imprescindibile sulle tavole di tutte le classi sociali, più di ogni altra cosa, ci aiuta ad esplicitare un certo stile.

Premesso che non  si dovrebbero mai adoperare  tovaglioli di carta se non in occasioni assolutamente informali, come picnic o feste per bambini, dove si preferirebbero per motivi di praticità, in genere ad ogni tovaglia sono abbinati tovaglioli coordinati; se dovessero mancare, si  sceglierà cercando di rispettare lo stile d’insieme della tavola ricordando che i tovaglioli, quelli di stoffa chiara, sono e resteranno sempre il modo più semplice per rendere straordinaria anche la tavola più ordinaria.

Un modo per valorizzare i tovaglioli è  la piegatura. Con un po’ di abilità e inventiva si potranno sistemare i tovaglioli in modo che diventino, anch’essi, una decorazione della tavola più o meno complessa a seconda dell’occasione.

Alcune piegature sono ideali per un pranzo in giardino, altre per un cocktail party, altre ancora per una cena dal carattere informale con amici parenti e colleghi di lavoro. Per serate in cui bisogna rispettare un tono di eleganza e raffinatezza si possono  utilizzare altre piegature eseguite in maniera sobria, fine ma facile  e tale da rendere la tavola più gradevole e invitante.

Pur apprezzando e ritenendo estremamente decorative delle creazioni di tal genere, non si può prescindere dalla riflessione che il tovagliolo come le posate e i bicchieri è un elemento della tavola che ciascuno porta alla bocca, per pulirla  in modo discreto; sembrerebbe logico, quindi, pretendere che esso  non sia eccessivamente manipolato; pertanto cerchiamo sempre  di attenerci ai canoni di semplice eleganza, senza ricorrere ad articolate creazioni .

Quando si sta a tavola vi sono delle regole da seguire per il corretto utilizzo del tovagliolo: il galateo suggerisce che il tovagliolo si pieghi a triangolo o a rettangolo e che venga   posizionato alla sinistra del piatto, piegato a libro con l’apertura rivolta verso l’esterno, dopo le forchette..

Una sistemazione giustificata dal fatto che il tovagliolo a sinistra equilibra il rettangolo che vede due posate e i bicchieri a destra e una sola posata ed il piattino del pane a sinistra, ma ha anche una spiegazione logica: bastano due dita della mano destra per sollevarlo. Esso non andrà mai annodato al collo né tantomeno infilato nel colletto della camicia o ripiegato alla fine del pranzo.

Bisogna soffermarsi sulla funzione simbolica del tovagliolo: esso segna l’inizio e la fine di un pranzo. Nelle occasioni formali la padrona di casa lo aprirà per prima, lo piegherà in due e lo disporrà sulle ginocchia; una volta concluso il pasto, appoggiandolo alla sinistra del piatto, senza ripiegarlo, si alzerà da tavola sempre per prima. I commensali dovranno comportarsi esattamente come lei…

Il tovagliolo vanta una lunga storia che ha attraversato  l’evoluzione dei “mores”e la storicità della fisiologia umana; a partire dal Medio Evo, in cui secondo Jacques Le Goff ”il cibo e la tavola con i suoi arredi, rappresentarono  per gli stati dominanti  della società la prima occasione di manifestare la loro superiorità” fino al “banchetto globale” di oggi,  caratterizzato dalla fusione di culture diverse e da contaminazioni comportamentali, il tovagliolo   ha accompagnato  tutti i mutamenti sociali e il processo di civilizzazione dell’umanità. Esso , condividendo con il commensale il rito magico del cibo, è diventato  non solo simbolo  della tavola e  di tutte quelle maniere che la rappresentano e la coinvolgono, ma soprattutto è il prodotto della società in cui viviamo e del tempo che attraversiamo.

Clotilde Baccari

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