Via Santi Martiri Salernitani a Salerno: storie e curiosità del luogo
In prossimità della stazione centrale di Salerno, la stada che dalla lungomare sale in direzione nord/nord-est, Via Santi Martiri Salernitani, erroneamente detta via Santissimi Martiri, rientra sul piano morfologico all’interno dell’area più occidentale della piana alluvionale del fiume Irno. La sua storia è antica. Non lontano dalla suddetta strada, furono rinvenute, infatti, non molti decenni fa, alcune sepolture d’epoca preromana e romana. Ma la via deve il suo nome a un particolare evento avvenuto durante la persecuzione dei cristiani da parte di Diocleziano. Si narra che Fortunato, Caio ed Ante, i santi martiri salernitani, portati un 28 Agosto dell’inizio del IV secolo d.C. a Salerno nell’inutile tentativo di conversione alla fede pagana per opera del Proconsole Leonzio, furono decapitati nei pressi di un tempietto dedicato al Dio Priapo, non lontano dall’attuale via Santi Martiri. Seppelliti in prossimità del fiume Lyrinus (Irno), in loro onore fu realizzata una chiesa verso la metà del IX secolo d.C., rimasta attiva fino alla fine del XVI secolo. A tal proposito, osservando la splendida veduta a volo di uccello della città risalente al 1584 (un disegno a penna, inchiostro bruno e acquerello, parte della raccolta di immagini che Angelo Rocca volle realizzare in occasione di un suo viaggio nel centro-sud Italia) si nota, in prossimità del fiume e proprio sull’area della via in questione, una piccola chiesa con prospetto principale rivolto ad ovest, forse (non vi sono altre documentazioni) testimonianza della presenza della vecchia chiesa che custodiva le spoglie dei santi martiri. Le sante reliquie furono in seguito portate all’interno della città per opera del Vescovo Bernardo, all’epoca del Principe longobardo Gisulfo I, a causa delle continue scorribande dei saraceni. Attualmente, nella Cripta del Duomo di Salerno, delle tre cappelle presenti, quella centrale, la più grande, detta anche della Scuola Medica salernitana, è dedicata ai Martiri Salernitani e custodisce le reliquie dei santi. Intanto, l’area di iniziale sepoltura dei santi, nel XIX secolo, risultava già particolarmente urbanizzata.
E’ descritta nel progetto di massima del Corso Vittorio Emanuele realizzato nel 1866, “Pianta Topografica di una parte orientale della città con lo schema della nuova strada dal largo Portanova fino alla stazione della Ferrovia” (custodito dell’Archivio storico del Comune di Salerno) firmato dagli architetti Malpica e Casalbore. Il fine ultimo era, già all’epoca, l’ottenimento di una maggiore superficie edificabile lungo il tratto del nuovo Corso, attuando le leggi appena varate sulla espropriazione dei beni immobili per opere di pubblica utilità (legge del 20 marzo 1865 n°2248 del 14 maggio 1865 n°2279 e quella del 25 giugno 2865 n° 2359). In questa pianta (disegno a penna su carta telata) si riportano tutte le aree oggetto di esproprio, da Largo Barriera (attuale Piazza Sedile di Portanova) agli Orti della Mensa Arcivescovile denominati Ringo e Castello. Lungo il nuovo asse si possono notare anche le nuove strade che lo intersecheranno, tra le quali l’attuale via Santi Martiri che chiude a nord in corrispondenza dell’antica fabbrica di panni A. Latour. Non lontano dall’area della stazione, si possono ben vedere, inoltre: l’opificio Siniscalchi, il Macello, l’opificio Racchetti, il Gazometro, il Molino e la fabbrica di panni di A. Latour. Affiancava il Molino, alimentato da un canale d’irrigazione, un’ampia aia.
Nel 1867 venne presentata, per la prima volta, la pianta del Comune di Salerno. Realizzata dagli ingegneri Alfonso di Gilio e Carlo Pannaini, la Pianta del Comune in scala 1:10.000 prodotta in carta su tela, china e acquerello, soddisfaceva per la prima volta un’esigenza avvertita fin dai primi anni del XIX secolo di un rilievo topografico di tutta la città di Salerno e del suo comprensorio. In essa si può scorgere, oltre la linea ferrata, il vecchio cimitero e la stazione ferroviaria, e anche il nuovo tratto di strada attualmente dedicato ai Martiri Salernitani.
Qualche decennio dopo, la strada è bene evidenziata nella Pianta Quotata (Eidipsometria generale dello stato attuale) relativa alla zona orientale del Capoluogo fino al fiume Irno, realizzata dagli ingegneri napoletani Nicola Cavaccini ed Ernesto Donzelli nel 1914 ed approvata definitivamente dal Consiglio Comunale molti anni dopo nel 1924. Sulla eidipsometria scorgiamo la via denominata Ferriere che oltrepassa la strada ferrata (passaggio a livello) oltre la quale si nota, sulla destra, l’officina Ferroviaria, ancora tutt’ora in parte esistente.
Nel 1915, inoltre, sempre gli ingegneri Donzelli-Cavaccini vinsero il bando di Concorso dal titolo “Concorso per la formazione del Piano Regolatore della zona ad est della città”. In questa rappresentazione la via in questione si immette, verso nord, in un ambio crocevia (rond-point stellato) con un grosso viale alberato, ad est, forse porticato, il tutto secondo le idee urbanistiche francesi di Haussmann.
Nel Piano Regolatore approvato nel 1925 (Pianta della città custodita nell’Archivio Storico del Comune di Salerno), infine, per la prima volta la strada viene identificata col suo attuale nome e si conclude all’incrocio con via Zara, dal quale diparte via Dalmazia.
Per ulteriori informazioni e leggende sui Santi Martiri Salernitani riporto, a seguito, il link di approfondimento.
