Chic Zone: moda tra sostenibilità, secondhand e consumo digitale.
CHICZONE: MAKE A GREEN WISH!
In occasione del primo incontro di “Re-think: Make a green wish” organizzato da Angela Albarano, founder di Chic Zone e Event Marketing Specialist Wave Tribe, si è parlato di Moda tra sostenibilità, secondhand e consumo digitale.
Ma cos’è Chic Zone? E’ la prima realtà a portare nel sud Italia lo Swap, il party del baratto glamour. Nasce da un’idea di Angela Albarano, event manager che da oltre 15 anni si occupa di organizzazione di eventi e comunicazione.
Chic Zone ha deciso ora di organizzare questi appuntamenti in occasione della settimana della moda etica e sostenibile, la Fashion Revolution Week, con cui si vuole ricordare quanto siano connessi tra loro il rispetto dei diritti umani e della natura.
“All’alba del Novecento, il sociologo Simmel, scrive un piccolo libro intitolato La moda in cui dice che la moda è la capacità di essere dentro e fuori le cose, dentro e fuori la storia. Ancora oggi la moda dimostra la sua dimensione di estrema vivezza, sia perché è un linguaggio fortemente stratificato e canonizzato, sia perché è sempre attenta ai cambiamenti in atto. La moda è un continuo corpo vivo, dinamico o, come direbbe Benjamin, “a spugna”, capace di assorbire i cambiamenti e determinarli. – dice Alfonso Amendola, professore di Sociologia dei Processi Culturali presso l’Università degli Studi di Salerno – Sono sempre più i brand che utilizzano in modo intelligente lo spazio delle passerelle virtuali, come avviene su alcuni profili di Tik Tok, con l’obiettivo, non tanto della vendita, piuttosto di voler dimostrare la propria esistenza. Il sistema moda, inoltre, presta molta attenzione al mondo dell’Hi-Tech, basti pensare alle storie di Instagram, a Snapchat o ancora ai bottoni “buy now”, che sono oggi gli elementi connotativi dell’attenzione che il sistema moda ha verso le pratiche e i dispositivi del mondo complesso del digitale.”
La generazione Z riesce, in maniera volontaria o involontaria, a trasformare quasi tutto ciò che viene messo in campo sulle varie piattaforme dai diversi brand come delle vere e proprie strategie, in trend e challenge condivise da tutti in brevissimo tempo, affermando così la propria presenza nel mondo del digitale. Questo avviene in particolare su Tik Tok, che ormai conta circa un miliardo di utenti attivi, tanto da essere definito come una nuova prospettiva sul mondo della moda. Si può affermare, quindi, che i new media siano ormai necessari per la comunicazione nel mondo della moda poiché i brand devono riuscire ad essere presenti nei luoghi, anche se virtuali, in cui le persone operano e agiscono ogni giorno.
Un altro orientamento dei new media è sicuramente quello del secondhand di cui ne ha parlato Alessandro Giuliani, fondatore di Leotron, Mercatopoli e Baby Bazar.
L’offerta dell’usato, del secondhand, è praticamente esclusivamente online, dove è possibile trovare piattaforme come Vinted, Subito.it, che non hanno negozi. Adesso tutti vediamo la pubblicità di Vinted ovunque, da Tik Tok alla televisione. Vinted dal 2013 ad oggi è stata finanziata per 232 milioni di euro per poi chiudere nel 2019 con una perdita di 18 milioni di euro. Oggi chi vende l’usato online sta scommettendo su questo mercato, un mercato in grande crescita e in cui si vuole ricavare in ogni modo un proprio spazio – afferma Alessandro.
Questo perché il settore moda, purtroppo, è il settore più inquinante dopo quello del gas, e solo l’1% di ciò che viene creato viene poi riciclato, quindi si cerca di puntare al secondhand. Il mondo dell’usato, però, ha due problematiche: la prima è la sanzione sociale, poiché un acquisto di seconda mano viene visto come un acquisto “di serie B” che viene fatto solo per risparmiare o perché non ci si può permettere il prodotto nuovo. La seconda problematica è la contaminazione. È molto difficile accettare un qualcosa che è stato a contatto con il corpo di un altro individuo, infatti è più semplice acquistare un libro usato che un capo di abbigliamento. La grande battaglia di oggi è quella di far apparire il mondo dell’usato come una grande opportunità. – conclude Alessandro.
Oggi però si parla tantissimo, anche nel mondo della moda, di sostenibilità: ma cosa si intende con sostenibilità? Cosa possono fare le aziende per “essere sostenibili”?
“Il termine sostenibilità è stato per molto tempo sconosciuto a molti e oggi finalmente se ne parla. – interviene Martina Rogato, Sustainability Advisor e docente universitaria – Oggi se si pensa al termine sostenibilità si fa riferimento, quasi sempre, alla lotta al cambiamento climatico, alle emissioni di CO2, ma in realtà è molto più di questo. Ma la sostenibilità è molto di più, ha una dimensione sociale ed economica. È un approccio strategico integrato nel business: le aziende dovrebbero anche valutare se producendo qualcosa stanno creando impatti negativi su ambiente e persone. Avere un approccio sostenibile significa anche conoscere bene il ciclo di vita del prodotto e se ci si rende contro di non produrre impatti positivi, si utilizzano risorse economiche e umane per mitigare o eliminare l’impatto (ad esempio sfruttamento dei lavoratori, lavoratori minori, ecc..). Oltre a questo possono essere sviluppati progetti che abbiano un impatto positivo, ad esempio creare delle attività di co-marketing come donare una percentuale di vendite a favore di una causa sociale.”
Esistono anche dei driver, ossia degli acceleratori di sostenibilità, grazie ai quali è possibile sensibilizzare ancor di più il mondo alla sostenibilità: i consumatori etici e sensibili che, grazie ad esempio all’utilizzo dei social, diffondono l’idea che non esistono soluzioni alternative all’approcciare la sostenibilità in maniera seria e genuina e ognuno di noi può impegnarsi per far si che il concetto di sostenibilità sia sempre più diffuso e conosciuto da tutti. Re-think, quindi, è un modo “per riflettere insieme, confrontarci e capirne di più sulla moda sostenibile, l’economia circolare, l’educazione per le future generazioni.”
