La poesia di Andrea Galgano
“Non vogliono morire questi canneti”. Contrabbando di poesia- di Denata Ndreca
Andrea Galgano (1981), poeta, scrittore e critico letterario, è nato e cresciuto a Potenza. Collabora con il periodico on-line “Città del Monte”, per il quale è editorialista e curatore di poesia e letteratura, e per le pagine culturali del quotidiano “Roma-Cronache Lucane”.
È Direttore Umanistico e docente di Letteratura e Scrittura Creativa presso la Scuola di Psicoterapia Erich Fromm di Prato-Padova e fondatore e direttore responsabile di «Frontiera di pagine_ magazine_on_line», coordina il progetto di ricerca sul senso religioso in Giacomo Leopardi per International Foundation Erich Fromm e lo sviluppo dei processi di formazione letteraria nelle professioni intellettuali per la Scuola di Psicoterapia Erich Fromm. Già autore dei libri di poesie Argini (Lepisma editrice), Downtown (Aracne), Non vogliono morire questi canneti (CartaCanta, a cura di Davide Rondoni) ed è membro del comitato scientifico della collana “L’immaginale” per Aracne editrice, Roma, per la quale ha pubblicato i saggi Mosaico e Di là delle siepi. Leopardi e Pascoli tra memoria e nido; Lo splendore inquieto; con Irene Battaglini i due volumi Frontiera di Pagine (2013, 2017) che raccolgono saggi e interventi di arte, poesia e letteratura, il catalogo Radici di fiume (Polo Psicodinamiche, 2013), e con il fotografo Renato Maffione Desinenze di Luce (Calebasse, 2015). Alcuni dei suoi testi sono stati tradotti in anglo-americano, spagnolo e tedesco.
Non vogliono morire questi canneti
I passatori – contrabbando di poesia
Acquafredda, Maratea
Non io
ma tu esposta
alla corsa del sole indigeno
screpolato sulla spalla
dei canneti
una scanalatura sulla pelle dei satelliti
le gambe distese,
il crepuscolo delle palpebre
e il seno nudo
della sabbia, separato dal vento
sullo smalto flesso
argento di baia
e strofe di spiagge che sfavillano
sulle calligrafie delle maree
il legno cobalto della barca
sulle pietre meticcie
non ti tocca
appartieni alle bocche
come gli occhi di Icaro
è cielo minerale
scorta di tagli cardinali
sui tessuti liberi e umidi
simili a calici melograni.
Meridiani nel vento
Non si piegano
i bui
nel mattino senza burrasca
l’umida spiaggia che sfiora
le mani sdraiate l’una sull’altra
le segali
sono gocce menta e carrubi
l’attimo del nostro silenzio
copre le arie dei cortili
e i muri secchi che respirano
il sole bizantino
sulla tunica marina
non conoscevo ancora
l’estate del vento,
le tende come meridiani
allora la mia voce era pioggia
senza vederla
la notte delle angurie
come clessidre
coprire il pomeriggio delle canoe
prima di baciare i giubbotti verdi
nell’odore delle costellazioni
il tuo agguato viola
sciolto dalle dalie del cielo
risponde a quella conchiglia
che si libera in volo
le tue labbra rilasciano verande
sui papaveri che si screpolano.
Eterocromie 1993
I petali della sera
sono caligini di rosa
tagliano un segmento di cielo
e sulla sua bocca
finiscono le luci bagnate
davanti alle ciglia del sabato
nel cinema delle foglie
il monogramma degli astri
è il suo crepuscolo che chiede
di tenere l’amore impossibile
al vento inquieto e al sole delle vetrate
la corolla delle nostre linee
sorveglia il giornale
ai cancelli del mattino
dissetano i passi prima delle feste
i chioschi giovani e il tempo ricreato
porgemmo il nostro volto
all’inverno
come dita di lanterne che riposano.
