L’ Ambasciatore nella nuova frontiera dell’ospitalità
-di Nello Gatti-
Avete presente quel brivido che ci sfiora quando ripensiamo alle lunghe e conviviali tavolate di qualche tempo fa?
Ecco, proprio così. Sembra di riavvolgere i ricordi quando sfilando lungo la corte, si varca l’ingresso del Ristorante Santa Maria di Sarno.
Sale ampie, accoglienza su misura, spazio alla scelta ed essenziale negli addobbi, è un posto che sin dalle prime battute ti lascia capire che qui si viene per essere felici, mangiando.
Cucina tradizionale con scenografie contemporanee e dosi abbondanti (in barba al detto che bisogna lasciar la tavola con un pizzico di appetito), carni selezionate in cui dal pascolo all’impiattamento sei messo al corrente dell’intero pedigree bovino e…. colei che l’ha reso flagship nell’area, la pizza tradizionale napoletana.
Facciamo attenzione però, qui non ci troviamo dinnanzi all’improvvisazione, diventata, ahinoi, sintomo di una ristorazione che nel tentativo di fare tutto, perde inesorabilmente la propria identità per servire uno zibaldone di mediocre eleganza. L’offerta qui è variegata ma incline a ciò che la stagionalità e la natura riescono a donarci.
Il Menu diventa semplicemente un’incisione su carta quando ci si rende conto che il fattore umano è la chiave di lettura di questo locale, dedito all’accoglienza a tal punto da farci sentire come in un centro benessere.
Anche nei vini la scelta è raffinata, esclusiva di un Sommelier in sala che saprà tanto indicarci le caratteristiche quanto invogliarci nel creare sinfonie al palato con le pietanze scelte. Una particolare attenzione che proprio a pochi giorni dal lockdown aveva calato il sipario sul trionfo di una cena degustazione a base di Emilia Romagna, fondendo nell’ospitalità campana le pietanze ed i frizzanti tipici di una trattoria bolognese.
Un trattamento spa in chiave ristorativa, in cui usufruire fiduciosi di un percorso benessere alla portata di chi scompensa lo sfarzo con emozioni autentiche.
Chi pensa che l’emergenza Covid abbia fatto scattare l’ultimo giro di valzer a questo modello di ristorazione si sbaglia di grosso. Ora più che mai vogliamo riscoprire il piacere di emozionarci… e sapete bene noi italiani quanto amiamo sorridere a tavola con in mano un buon calice!