L’espansione orientale della città di Salerno nei primi anni dell’Unità d’Italia.
Con i suoi 25.000 abitanti, la città di Salerno si presentava ancora, verso la metà del XIX secolo, come una realtà urbana molto piccola nonostante fosse un Capoluogo tra i più avanzati delle realtà industriali del meridione d’Italia. In verità, i primi accenni di cambiamento urbanistico di Salerno si evidenziano già con l’abbattimento delle mura cittadine allorquando, agli inizi dell’800, si realizzò la strada prospiciente il mare (via Marina) che, oltre a riconnettere le vie del centro storico, buie e malsane, con la nuova strada, si facilitava anche il commercio tra l’area a nord della città con i territori meridionali della Campania fin verso la Basilicata. Sempre nei primi decenni dell’800, inoltre, si presentò il primo progetto di un parco urbano disegnato dagli ingegneri Bellini e Scodes nel 1816 “Pianta della villa che si intende formare fuori la spiaggia di S. Teresa” che rappresentava il primo progetto di un grande parco pubblico che avrebbe dovuto migliorare e quindi rendere più elegante l’ingresso della parte occidentale della città. Il progetto non fu mai realizzato e si dovette attendere fino al 1870 con il progetto dell’Architetto Casalbore per i giardini da farsi in prossimità del nuovo teatro posto ad ovest del Capoluogo. L’idea di realizzare un’area di verde pubblico fu applicata anche ad est della città, allorquando nel 1823 fu presentata una “Pianta geometrica della Villetta all’ingresso della strada dè due Principati colle giunte e riduzioni da farvisi” (custodita nell’Archivio di Stato di Salerno) a cura dell’Architetto Domenicantonio Napoli risalente al 1823, manifestazione di una spiccata volontà urbanistica tendente a migliorare e rendere più gradevoli gli ingressi alla città sia da oriente che da occidente. Già nel periodo pre-untario, tuttavia, nella città si faceva avanti un processo di rinnovamento grazie alla maggiore presenza nella struttura economica locale del ceto professionale e di quello commerciale che era stato fino a pochi decenni prima dominato dalla classe aristocratica e borghese salernitana. Dunque si sentiva l’esigenza di un radicale sviluppo urbano che necessitava di una conoscenza più dettagliata della città e di tutto il suo territorio comunale. L’esigenza di realizzare un rilievo topografico della città risale già al 1824 allorquando l’Architetto Gaetano Forte fece richiesta all’Intendente del Principato Citra di realizzare una pianta della città ai fini formativi e d’indottrinamento per i suoi allievi di disegno. Tale richiesta non ebbe, purtroppo, esito positivo con la disapprovazione da parte del Ministero degli Interni. Dopo qualche anno, si avvertiva sempre più forte l’urgenza di operare un riassetto dell’area ad oriente della città, l’unica che risultava quasi completamente pianeggiante, e in particolare si volle realizzare un nuovo asse viario che congiungesse Largo Piantanova (attuale Piazza Sedile di Portanova) con la Strada dei Due Principati, attraversando le proprietà delle famiglie Granozio e Conforti. Nel Dicembre del 1860 l’allora Sindaco di Salerno, Pacifico, propose la progettazione di una strada che potesse unire il Largo Portanova con via dei Due Principati : “il giorno 13 Dicembre, riunito il Decurionato (l’attuale Amministrazione Comunale) dietro legale invito, il Sindaco di questo Municipio ha proposto conoscere essere stato antico disegno di questo Municipio far aprire un tratto di strada, che dal Largo Piantanova menasse a quella dei Due Principati in linea retta di quella Piantanova e traversando l’altra di Fiera Vecchia […] giunchè riuscirà per diversi modi vantaggioso tanto che si consideri la salubrità aprendo la corrente libera de’ venti da quel lato perché da spazio a nuovi fabbricati nei suoi due lati, come pure perché abbrevi il cammino a coloro che dall’interno della città vogliano uscire alla strada dei Due Principati […] il Decurionato delibera approvare la proposta, e nomina i Signori: D. Raffaele Somma, e D. Antonio Negri invitandoli a redigere un progetto per l’apertura della strada da Portanova ai Due Principati” (Archivio di Stato di Salerno- Prefettura II, B 1313). Il progetto viene completato e presentato nel 1861 “Pianta della nuova strada Comunale da partire dal Largo Barriera, sino ad incontrare la strada dei Due Principati”. La rappresentazione attualmente appartenente alla Collezione Giannattasio, evidenzia per la prima volta l’area ad est della città.
Si nota su Largo Barriera (l’antico Largo Portanova), lato est, Palazzo Granozio con il suo grosso androne e l’atrio e, al di là di esso, i terreni di proprietà Granozio. Poco più ad est si evidenzia la Strada della Fieravecchia con l’alveo del torrente Rafastia e più ad est ancora si notano le proprietà, gli orti, della famiglia Conforti e quel che rimane della vecchia Villa Comunale, alienata qualche anno prima, affacciata su via dei Due Principati. Interessante è la sezione del ponte posto sul Rafastia e quella della nuova strada che risulta in leggera salita evidenziando, inoltre, le alberature presenti negli orti Granozio e Conforti.
E’ proprio da tale presentazione topografica che assistiamo alla trasmissione di ulteriori progetti riguardanti il riassetto urbano dell’area ad oriente di Largo Barriera. Il 25Agosto del 1862, il Consiglio Comunale si riunì per affrontare la progettazione di alcune strade nella zona orientale della città. Venne presentata, in tale occasione, la pianta topografica redatta e completata nel maggio del 1862 dall’Architetto Francesco Saverio Malpica che risulta essere la prima parziale rappresentazione fedele della città post-unitaria governata allora dal Sindaco Matteo Luciani. La “Pianta di una porzione della città di Salerno racchiusa tra le strade Due Principati, 2° Arcivescovado e Portarotese con la indicazione della traccia corsa dalle tre nuove strade” del Malpica (custodita nell’Archivio di Stato di Salerno – Prefettura II Serie – che ho potuto fotografare col permesso del suo Direttore, dott.ssa Fernanda Maria Volpe) è un acquerello e china su carta pesante di particolare interesse poiché evidenzia in maniera molto precisa le destinazioni di diversi edifici sia privati che pubblici. In essa vengono indicate, inoltre, le chiese e gli orti urbani con gran precisione dei dettagli e si possono ammirare anche le numerose alberature e gli invasi per le irrigazioni. Ben in evidenza è, ad esempio, la Casa Granozio che verrà abbattuta per la realizzazione del nuovo asse ad est di Largo Barriera dove affaccia la palazzina Pisacane con i portici ancora presenti, e si può ammirare, inoltre, il pianoro dell’antico “Orto Magno” con gli invasi ancora ben visibili; si nota l’antico acquedotto detto “Ponti del Diavolo”, ad est il fondo della famiglia Giannattasio e quello della famiglia Conforti, alcune case dei Granozio, il fondo del signor Giovanni Capone, il quartiere di San Benedetto, la Torricella di de Maio, la chiesa del Crocefisso (attuale San Benedetto), la chiesetta di San Martino (adesso di Sant’Apollonia), il Monastero di San Michele, il Seminario Diocesano, il Largo San Benedetto, un breve tratto del torrente Rafastia ancora non coperto dalla strada. A nord, invece, si nota bene la vecchia porta Rotese posta sul Largo del Seminario, il quartiere di San Domenico, la chiesa del Monte dei Morti, la strada degli Arci, il Seminario, il Largo Portarotese e l’omonima strada, i fondi delle famiglie Fossataro e Pacifico. A sud, si può ammirare il Largo Portanova, la strada Portanova, la rettifica della strada Fieravecchia, la chiesetta di San Pietro e i palazzi dei Conforti che si affacciano su via Garibaldi. Al centro, infine, notiamo la strada di Piantanova con la chiesa omonima e palazzo Carrara. Tre sono i nuovi assi viari che il Malpica propone: il primo è quello che da Largo Barriera raggiunge via dei Due Principati (una sorta di prolungamento di via dei Mercanti), il secondo parte dalla strada di Piantanova raggiunge la strada Portarotese (l’attuale via Vernieri – quest’ultimo risulta essere un progetto proposto anche dall’Architetto D’urso), il terzo asse, infine, insiste sul tracciato di via Fieravecchia che si collega con via Marina a sud.
I nuovi tracciati viari non sono ben evidenziati come invece lo sono, di color rosso, tutte le volumetrie che s’ipotizza da abbattere. Interessante nell’area di Porta Rotese, la presenza dell’omonima porta ancora esistente nel 1862 ma che verrà abbattuta due anni dopo (dal Consiglio Comunale del 29 settembre 1866 : “[…] Il Sindaco propone all’approvazione del Consiglio la misura de’ lavori eseguiti dall’imprenditore Vitagliano sotto la direzione dell’Architetto signor Casalbore per l’abbattimento della vecchia porta della città denominata Portarotese, pel ribassamento del largo dello stesso nome del tratto del condotto S. Eremita che la attraversa […].”-Archivio di Stato di Salerno- Prefettura II, B 1313). La Delibera dell’Agosto 1862 accantona la strada di collegamento tra la strada Piantanova e quella di Portarotese a causa dei forti dislivelli presenti e approva, invece il nuovo asse viario tra largo Portanova e via dei Due Principati e il miglioramento della strada di Fieravecchia: “[…]Il Consiglio […] ha deliberato mettersi in disparte il progetto di costruzione di nuova strada da Piantanova a Portarotese. Attuasi la costruzione della strada dal largo Piantanova a via dè Due Principati secondo il progetto dei sig. Negri e Somma, con le modifiche del sig. Malpica. Procedesi alla rettifica e miglioramento dell’alveo Fiera Vecchia facendo il progetto dell’alveo del detto sig. Malpica.”(Archivio Storico del Comune di Salerno da delibere del Consiglio 1862-1863). In definitiva il progetto della strada che dal centro storico s’immette su via dei Due principati, si trasformerà, di lì a pochi anni, nel nuovo importante Corso che si sarebbe prolungato e concluso in prossimità della costruenda stazione ferroviaria posta, all’epoca, fuori il centro abitato.
