I Mascheroni: elementi architettonici poco conosciuti nel centro storico di Salerno.

Il centro storico della città di Salerno conserva al suo interno innumerevoli piccoli elementi tipologici che, diversamente dagli edifici o dalle chiese di altissimo pregio storico-architettonico, non sempre colgono l’attenzione del visitatore che si avventura lungo i vicoli e gli slarghi del nucleo cittadino. Si tratta di edicole votive, colonne con capitelli d’epoca romana o anche di particolari architettonici come i “Mascheroni”. Essi sono, per la maggior parte dei casi, elementi decorativi, ma anche strutturali, presenti sulle facciate dei palazzi o agli angoli degli stessi, dei quali non sempre è ben chiara la valenza storico-culturale e pertanto spesso ignorati e trascurati. Il mio interesse si rivolge, quindi, ai numerosi “Mascheroni” presenti non soltanto nel centro storico cittadino ma anche su alcuni palazzi d’inizio secolo realizzati al di fuori del nucleo antico. Tali elementi decorativi venivano utilizzati fin dall’epoca dell’antica Grecia preellenica, inizialmente nei riti di esorcismo, per poi essere adoperati nel tempo come abbellimento sia per i templi che per le mura delle città. Essi raffigurano il più delle volte protomi di animali o di sembianze umane, ma anche di veri e propri mostri come le celebri teste di Gorgoni (donne mostruose dell’aldilà raffigurate con i capelli di serpi). Si presentano anche su alcuni arredi dell’epoca, quali basi di candelabri o vasi di terracotta oppure ancora sui braccioli di sedie. Anche la civiltà etrusca utilizza il mascherone decorativo. Presso i romani essi fungono da decorazione sui monumenti funebri, oppure li ritroviamo sulle basi di molte statue ma anche come semplici arredi domestici. Dopo una fase storica che segna la decadenza del mascherone, tali decorazioni acquistano nuovamente importanza e valore ornamentale, sia nel periodo romanico che in quello gotico, con figure che spaziano da quelle umane e animali a quelle d’aspetto mostruoso, collocate sui capitelli delle chiese, o sulle chiavi di volte, o lungo le grondaie. Ritornano ancora in voga tra il XV e il XVI secolo e si ripresentano lungo i fregi architettonici grazie anche a un ritorno verso dei modelli classici. Da un’iniziale imitazione dell’antico classicismo, sul finire del XVI secolo manifestano un gusto e un’originalità spiccate che si avvicinano quasi al grottesco. I mascheroni risultano essere non soltanto componenti decorative ma   ottengono una maggiore importanza proprio nel campo dell’architettura.  Nel periodo barocco, difatti, si trovano spesso collocati nei sottobalconi dei palazzi signorili, nascondendo le soluzioni tecnologiche e strutturali che vengono ingentilite così attraverso eleganti soluzioni decorative. Percorrendo il centro storico di Salerno (e aree limitrofe) ci muoviamo alla scoperta dei tanti mascheroni ornamentali, sapientemente studiati qualche anno fa dallo storico Enrico Salzano. Partendo da Via Porto, esattamente alle spalle del Teatro Verdi, vi è un edificio (Palazzo Rizzo) risalente ai primi anni del XX secolo che ha un ingresso anche su Via Andrea Sabatini. Esso presenta eleganti volti femminili posizionati tra le finestre, contornati da foglie e grappoli d’uva il tutto in stile tipicamente liberty. Continuando a percorrere Via Andrea Sabatini ritroviamo un altro signorile palazzo, costruito nel 1918, che presenta, sulla sommità delle lesene angolari e centrali, particolari volti di donna con fascia reggi-capelli e foglie ai lati in stile art nouveau. I loro occhi sembrano osservare attentamente il passante che percorre il marciapiede, trasmettendo un certo senso di inquietudine. Superando l’antica Villa Comunale, per addentrarci nel centro storico, si raggiunge il Vicolo Santa Trofimena, nel quartiere delle Fornelle (antico insediamento medioevale occupato da gente proveniente dalla Costiera Amalfitana) all’interno del quale, sull’angolo nord-ovest del settecentesco Palazzo Pedace, si scorge in alto un mascherone, in stile barocco dalle sembianze di un caprone. Si scorgono le labbra particolarmente pronunciate e due piccole corna sulla fronte. Tale elemento decorativo assieme agli altri presenti sempre nel centro storico, ha funzione apotropaica (termine che deriva dal verbo greco “allontanare”), cioè di scacciare il malocchio e gli influssi negativi dalle abitazioni, il che spiega la presenza di figure alquanto grottesche, a volte anche inquietanti. Superando il quartiere degli Amalfitani, si percorre il Vicolo delle Galesse (così denominato poichè un tempo vi erano botteghe artigiane che realizzavano i calessi) per scorgere molto in alto, sui due cantonali di un edificio, altre due figure del XVIII secolo. Tali elementi sono inscritti all’interno di un bel fregio dallo stile rococò e rappresentano due caproni con un piccolo corno sulla fonte, il becco barbuto, grosse labbra dalle quali si vedono anche i denti. Uscendo dal vicolo raggiungiamo Largo Sedile del Campo, sul quale si affacciano eleganti palazzi del seicento e settecento e la seicentesca bella Fontana del Campo. Essa presenta due mascheroni dalle teste senili con ghirlande, motivi decorativi che adornano i bocchettoni, sembrano una sorta di divinità fluviali. Essi sono posti simmetricamente rispetto alla nicchia centrale e risultano essere   elementi originari della Fontana databili addirittura alla fine del XVI secolo. Di fronte alla Fontana monumentale è presente un bellissimo portale in stile barocco del XVII secolo in bugnato di pietra lavorata che presenta, sulla chiave di volta, un inquietante mascherone dalla figura umana: naso schiacciato, bocca aperta e occhi che sembrano fissare chi stia per entrare nel palazzo. Risalendo verso la parte alta del centro storico per introdurci nel Giardino della Minerva (primo Orto Botanico del medioevo all’interno del quale si svolgevano svariate attività didattiche legate alla Scuola Medica Salernitana) restiamo affascinati dal complesso sistema di canalizzazione delle acque con numerose specie vegetali al cui interno ritroviamo una splendida fontana con mascherone che ritrae una Gorgone (risalente al XVII secolo).Muovendoci poi verso Vicolo Lavinia, nei pressi di Via Trotula de Ruggiero, scorgiamo, sull’ angolo nord di un palazzo, a due metri di altezza, un meraviglioso mascherone caratterizzato da decori di fogliame ai lati e sul mento e da baffi e barba molto pronunciati che in qualche maniera ingentiliscono il carattere ruvido del caprone. Sulla sottostante Via Tasso, nel cortile del Palazzo Ruggi d’Aragona (del XVI secolo) è presente, addossato sulla parete nord, la Fontana del Nettuno. Il gruppo scultoreo fu realizzato negli anni ’30 dello scorso secolo. La fontana, in deplorevoli condizioni di abbandono, presenta al centro e sulla destra due mascheroni con funzioni di bocca d’acqua, mentre quello centrale è contornato da puttini. Scendendo da Via Tasso, raggiungiamo nuovamente Via Mercanti, l’antica Via Drapperia, dove ritroviamo un mascherone posto su un portoncino, non lontano dall’incrocio con via Botteghelle, con un mascherone in stile liberty, ben mantenuto dallo sguardo quasi severo e gli occhi altezzosi. Dopo aver perlustrato lo scalone seicentesco di Palazzo D’Avossa, dove sono posizionati dei mascheroni in pietra in stile tardo manieristici con funzione di spegni-fiaccola, raggiungiamo Piazza Alfano I e di fronte al Duomo ritroviamo un elegante palazzo del XVII secolo (Palazzo Giannattasio) che presenta nel suo angolo sud un mascherone, dal tipico stile napoletano. Quest’ultimo si presenta, purtroppo, in condizioni malridotte, manchevole della bocca e del mento, su di esso passano addirittura dei fili della luce. Da Via Duomo, passando per via Mercanti, si raggiunge Corso Vittorio Emanuele, su cui si erge il Palazzo della Banca d’Italia, edificio inaugurato nel 1931, che mostra, su alcuni finestroni, delle teste di Gorgoni. Raggiungiamo, infine, Palazzo Santoro (inizio anni ’20 del XX secolo), su Via Roma. In stile Coppedè, esso presenta un’estrema ricchezza di decori, fregi, puttini e le teste di leoni (dal feroce atteggiamento di sfida). Questi ultimi sono posizionati su grosse mensole che reggono le balconate, creando un particolare effetto scenografico.

Daniele Magliano

Architetto- giornalista che ama approfondire tematiche di architettura, urbanistica, design, ma anche di storia, evoluzione e curiosità riguardanti oggetti di uso quotidiano. Mi piace, in generale, l'arte della costruzione: riflesso del nostro vivere in quanto unisce passato, presente e futuro prossimo di una comunità.

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