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La Cerchia dei Torresotti a Bologna

Percorrere le vie del centro storico di Bologna, camminando sotto i suoi caratteristici portici o per gli slarghi e le numerose piazze, è come osservare un patchwork di elementi storici sovrapposti che abbracciano la storia di più secoli. Il nucleo storico della città felsinea è racchiuso da una sorta di viali ad anello, lungo i quali si possono ammirare le porte realizzate tra il XIII e il XIV secolo della così detta “ Ultima Cerchia”, purtroppo, abbattuta all’inizio del XX secolo.

Ma la città ha visto anche la presenza di altre due strutture difensive come la meno evidente e, forse, poco conosciuta, cerchia difensiva dei “Torresotti”, realizzata, molto probabilmente, intorno al XII secolo, quasi in concomitanza con la parziale distruzione, nel 1163, da parte di Federico I Barabarossa, della prima cerchia difensiva detta di “Selenite” del V secolo d.c. La mia curiosità si focalizza proprio sulla seconda linea difensiva, della quale rimangono poche tracce occultate nel tempo dalle successive evoluzioni urbanistiche, dagli innumerevoli sventramenti e dai bombardamenti.

Diverse rappresentazioni cartografiche della città emiliana mettono chiaramente in risalto la presenza della seconda cerchia di mura. Una delle prime vedute della città degna d’interesse urbanistico, custodita in Palazzo d’Accursio e dipinta da Francesco Francia nel 1505, ritrae proprio l’ultima cerchia di mura e, in corrispondenza di Porta San Mamolo sulla sua destra, si intravede il Serraglio di San Procolo destinato a scomparire poco dopo la metà del ‘500. L’immagine barocca della Bologna medioevale disegnata da Ovidio Montalbani testimonia, inoltre, l’esistenza delle mura di Selenite e contemporaneamente quella dei Torresotti, mostrando, al contempo, delle aree poco urbanizzate tra le due linee difensive. È senz’altro un ritratto della città poco fedele alla realtà urbana, addirittura fantastica per certi aspetti, ma che sicuramente ben evidenzia il susseguirsi delle posterle, serragli e torri che caratterizzano le seconda cerchia di mura. In un’ulteriore mappa, quella intagliata da Matteo Borboni nel 1637 e aggiornata nel 1724, ben si nota una linea circolare che avvolge il nucleo centrale della città e che rappresenta, appunto, l’antica cerchia dei Torresotti. In questo caso sono in prima linea due porte : il Torresotto di San Martino dell’Aposa distrutto nel 1840 e il Serraglio del Poggiale devastato durante i bombardamenti del settembre 1943. In ricordo di tale Serraglio vi è una lapide collocata dal Comitato per Bologna Storica e Artistica ( B.S.A.) nel 1956. Della cerchia dei Torresotti, così definita in ragione delle fortificazioni a torre realizzate in corrispondenza delle 18 porte, sono rimasti in piedi solo 4 baluardi : Torresotto di San Vitale (foto copertina), Torresotto di Strada Castiglione, Torresotto di Via Porta Nuova e il Torresotto di Porta Govese in via Piella.

Il percorso difensivo, in parte, seguiva alcuni canali fluviali, come il Canale di Reno a nord, quello di Savena ad est e il Rio Vallescura a ovest. Pochissime tracce delle mura sono ancora oggi evidenti, alcune inglobate dai palazzi, altre ancora visibili come il tratto posto su Piazza Verdi, in passato inserito nella chiesa di San Giacomo Maggiore e poi messo in luce con la demolizione di una porzione del porticato nel 1906 . Un’ulteriore piccola tracciata superstite è posizionata nei pressi di Via Marconi all’interno di un giardino pubblico. In memoria di alcune porte abbattute sono state istallate delle singolari targhe (bassorilievi) modellate dall’artista Gaetano Samoggia tra il 1904 e il 1913.

Esse furono collocate a spese del Comitato B.S.A. Una di esse è posizionata in Via Massimo D’Azeglio e indica il Serraglio di San Procolo, un’altra in Via Barberia, non lontana da Piazza Malpighi, evidenzia il punto su cui sorgeva il Serraglio di Barbaria, un’altra su Via Bocca di Lupo dove era posizionato il Torresotto di Santa Agnese e infine un bassorilievo-targa collocato in Via Santo Stefano in ricordo del Serraglio di Strada Santo Stefano.

Daniele Magliano

Architetto- giornalista che ama approfondire tematiche di architettura, urbanistica, design, ma anche di storia, evoluzione e curiosità riguardanti oggetti di uso quotidiano. Mi piace, in generale, l'arte della costruzione: riflesso del nostro vivere in quanto unisce passato, presente e futuro prossimo di una comunità.

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